Politica

L’ordine dell’Ue: il reddito grillino pure agli immigrati

Per l’Europa il reddito di cittadinanza sarebbe contrario al diritto europeo e discriminatorio verso gli altri lavoratori comunitari

Politica

Che il reddito di cittadinanza avesse ampiamente fallito, soprattutto quale strumento di ricollocazione nel mercato del lavoro, era chiaro a tutti. Decine e decine di miliardi di euro dei contribuenti italiani gentilmente erogati dallo Stato per una misura assistenziale a pioggia rivelatasi incapace di adempiere ai propositi per i quali era stata introdotta. Ma le criticità legate al sussidio grillino non finiscono certo qui. Anzi.

Per approfondire:

A quanto pare, infatti, la discutibile impostazione del provvedimento caro ai Cinque Stelle dovrebbe costare all’Italia una procedura d’infrazione da parte dell’Ue. Ebbene sì.

Secondo il parere della Commissione europea, infatti, la disciplina del reddito di cittadinanza non risulta in linea con il diritto dell’Unione europea in materia di libera circolazione dei lavoratori, diritti dei cittadini, residenti e protezione internazionale. Il reddito di cittadinanza può dunque essere considerato contrario al diritto europeo e discriminatorio per gli altri lavoratori Ue.

Le prestazioni di assistenza sociale, tra cui proprio il “reddito, dovrebbero essere pienamente accessibili ai cittadini dell’Ue che sono lavoratori subordinati, autonomi o che hanno perso il lavoro, indipendentemente dalla loro storia di residenza”, ha specificato la Commissione in una nota. I benefici del reddito, è stato riferito, dovrebbero infatti essere allargati ai cittadini comunitari che “non lavorano per altri motivi, con la sola condizione che risiedano legalmente in Italia da più di tre mesi, e soggiornanti di lungo periodo al di fuori dell’Ue”. Secondo quanto riferito, inoltre, il requisito della residenza in Italia da dieci anni “si qualifica come discriminazione indiretta”. Mentre il regime italiano “discrimina direttamente i beneficiari di protezione internazionale, che non possono beneficiarne”.

L’Italia, adesso, avrà due mesi di tempo per rispondere alle segnalazioni avanzate dalla Commissione europea. In caso contrario, la stessa potrà decidere di inviare un parere motivato.

Salvatore Di Bartolo, 16 febbraio 2023

Iscrivi al canale whatsapp di nicolaporro.it

LA RIPARTENZA SI AVVICINA!

SEDUTE SATIRICHE

www.nicolaporro.it vorrebbe inviarti notifiche push per tenerti aggiornato sugli ultimi articoli