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“Loro”, la stroncatura 1 di Luigi Bisignani

Dopo le fake news, abbiamo i fake movies. E l’osannato cantore di questa nuova arte cinematografica è Paolo Sorrentino, che, si affina ma non si rinnova. Iniziò con Giulio Andreotti, ne Il Divo, per passare a Roma, con La Grande Bellezza, al Papa, in The Young Pope e ora Silvio Berlusconi, con Loro.

Lo stesso Sorrentino però, – quando fa dire a Toni Servillo, il suo attore preferito, nelle vesti di nonno Silvio, “La verità è il frutto del tono e della convinzione con cui la affermiamo”, citando una frase di Newton e aggiungendo con un ghigno beffardo: “Chissà se l’ha detta veramente. L’importante è che tu ci abbia creduto” – fornisce allo spettatore una chiave di lettura sul trionfo del falso se raccontato bene. Sembra un rigurgito di coscienza di un regista che pretende di consegnare alla storia una versione dei fatti unidirezionale, per infangare, ancora una volta, l’immagine dell’Italia all’estero.

E infatti, dopo pochi giorni e un battage senza uguali, le sale italiane sono già vuote per un film non solo esteticamente brutto ma soprattutto terribilmente pesante, con scene di sesso gratuito, volgari e spesso assurde, in cui l’unica cosa che tiene viva l’attenzione è più che altro l’incubo che possano andare anche oltre. Poco importa se la scritta iniziale imposta dai legali recita che i personaggi sono inventati e quando ipocritamente l’unica tirata in ballo con nome e cognome ed esposta al pubblico ludibrio, per di più minorenne all’epoca dei fatti, è Noemi Letizia.

Dopo Monti, Letta, Renzi e Gentiloni gli italiani dimostrano di non avere più voglia di andare ad infangare l’ultimo Presidente del Consiglio eletto dai cittadini, accostato, per di più subdolamente, ad un giro di cocainomani che non gli appartiene, salutista com’è, visto che ancora oggi, a 80 anni suonati, passa ore a nuotare in piscina per tenersi in forma.

Dopo aver sbeffeggiato, Andreotti, Roma, il Papa e oggi Berlusconi con “Loro 1” e domani con “Loro 2”, perché Sorrentino non pensa adesso a un film su “Noi”, su quel mondo che conosce certamente meglio, avendolo profondamente frequentato. Sugli intellettuali radical chic, su quei boriosi giuristi e quei grand commis che per anni è ruotato anche attorno al Quirinale di Giorgio Napolitano i cui ministri e generali potrebbero essere interpreti ideali del genere del regista campano.

Oppure i protagonisti di quelle che venivano definite non “cene eleganti” ma “cene milanesi dei cretini” in cui si incontravano giornalisti, autori, direttori di reti, produttori cinematografici e televisivi per spartirsi, tra un’aragosta e un blinis con caviale, ruoli e donne, appalti e budget pubblicitari con testimonial doc sotto il controllo di un ristretto circolo di parenti ed amici, loro sì, figli di un ‘Dio Maggiore’ che mai appare. Sarebbe interessante vedere la lente di Sorrentino ingrandire whatsapp imbarazzanti, raccomandazioni insospettabili e coppie famose annoiate e in cerca di pruriginose nuove emozioni.

Ma “Noi” non lo vedremo mai. Ci sarà invece la seconda puntata del soporifero fake movie su Silvio che, proprio in quanto falso, sarà ancora più acclamato dai tanti professionisti delle fake news in servizio permanente effettivo.

Luigi Bisignani, 2 maggio 2018

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