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L’ossessione anti-liberismo: De Masi sacerdote della statolatria

Il sociologo grillino continua a scagliarsi contro le teorie liberiste. Per lui esiste solo lo Stato

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Ogni qualvolta mi imbatto in una discussione televisiva con la presenza di Domenico De Masi, gran sacerdote della statolatria, mi chiedo quale sia l’utilità di invitare un sociologo che ripete a mo’ di disco le sue invettive contro il presunto, dilagante neoliberismo portato avanti dall’attuale governo di destra.

Tant’è che, ospite lunedì di Omnibus in onda su La7, questo campione dell’altruismo secondo l’accezione di Antonio Martino – ossia fare del bene con i quattrini degli altri – ha sviato una domanda della brava Flavia Fratello, ripartendo in tromba con il suo mantra, che per la cronaca sta ossessivamente ripetendo da quando si è insediato a Palazzo Chigi il primo esecutivo guidato da una donna: le ricette dell’attuale maggioranza, malgrado la vocazione sociale della radice politica della Meloni, inclinerebbero verso uno sfrenato neoliberismo.

Questo in estrema sintesi il succo del ragionamento, se così lo vogliamo definire, che il sociologo esprime come un disco rotto in ogni occasione pubblica. Ma questa volta egli, bontà sua, ha fornito una chiave di lettura per consentire ai poveri ignoranti come noi di comprendere cosa si debba intendere per neoliberismo: “Sottrarre soldi allo Stato e dare, praticamente, prevalenza assoluta a tutto ciò che è privato. Reagan lo sintetizzava nella frase ‘bisogna affamare la bestia’, dove la bestia era lo Stato.”

Ed ecco finalmente svelato il fondamento della sua religione, il quale ribalta il famoso teorema della compianta Lady di Ferro, alias Margaret Thatcher, secondo cui non esistono i quattrini pubblici ma solo quelli  dei contribuenti. Infatti, adottando alla lettera il collettivismo all’amatriciana di De Masi, si deve convenire con la nota definizione del socialista romantico Pierre-Joseph Proudhon, il quale sostenne che la proprietà sarebbe un furto, sebbene successivamente, facendo imbestialire i comunisti alla De Masi, la definì come “una garanzia di libertà”.

Insomma, per lo studioso da tempo vicino al Movimento 5 Stelle, solo lo Stato sarebbe in grado di garantire a tutti i cittadini il meritato benessere, così come possono confermare gli straordinari risultati ottenuti dai regimi economicamente collassati del vecchio blocco sovietico.

Ed il fatto che nel recente passato molti economisti hanno spesso sostenuto, riscontri alla mano, che quando la mano pubblica arriva a controllare metà della ricchezza prodotta, così come avviene da tempo in Italia, il sistema economico tende a ristagnare non scalfisce la sinistra sicumera del nostro campione. Per lui non c’è altra strada per raggiungere la felicità delle masse se non quella di dare tutto il potere ai soviet.

Claudio Romiti, 17 luglio 2023