Cultura, tv e spettacoli

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L’ultima follia gender: arriva il “tempio di Adriana”

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Dunque anche in Italia si sta affermando a tutti i livelli quella sorta di miniver orwelliano -forma contratta di ministero della verità- il quale sta riscrivendo la storia in alcuni Paesi dell’Occidente. E se negli Stati Uniti la cultura politica di orientamento liberal è riuscita a far addirittura rimuovere alcune statue di uomini illustri, tra cui quella del presidente Thomas Jefferson, considerato uno dei padri fondatori della grande nazione americana ma reo di aver utilizzato schiavi nelle sue piantagioni, noi siamo andati molto più indietro nella nostra storia, fino all’impero di Publio Elio Traiano Adriano, noto comunemente come Adriano. 

Uno dei più illustri imperatori romani,eccellente stratega militare e uomo di grande cultura amante dell’arte e dell’architettura greca,  tanto che dopo la sua morte gli venne dedicato il Tempio che fino a ieri portava solo il suo nome, sebbene molti studiosi sostengono che la sua costruzione fosse già avviata quando Adriano era ancora in vita in onore della moglie, Vibia Sabina. 

Sta di fatto che, come hanno già sottolineato alcuni giornali, i tempi cambiano e anche l’archeologia e l’arte si adeguano al dominante pensiero unico, in questo caso recependo in pieno le pseudo istanze della nuova e sempre più pervasiva sensibilità gender.  Pertanto il Tempio di Adriano, dopo quasi duemila anni, cambia nome e diventa il “Tempio di Vibia Sabina e di Adriano”, con il grande imperatore filosofo a fare da valletto alla sua assai meno celebre consorte. Una modifica demenziale che Maria Giovanna Maglie, in un Tweet, definito una vera idiozia.

Tutto questo, poi, in barba al bistrattato concetto di avalutatività delle discipline storico-sociali sostenuto dal grande Max Weber, secondo cui queste ultime dovrebbero essere il più possibile libere da giudizi di valore, consentendo in tal modo allo studioso di analizzare gli accadimenti sulla base del relativo contesto storico-sociale.  Esattamente il contrario di ciò che segnala questo ennesimo esempio di impazzimento collettivo, in cui le cosiddette quote rosa hanno cominciato a fare irruzione anche nella Roma Imperiale.  A questo punto mi aspetto che vicino ai numerosi monumenti dedicati a Giuseppe Garibaldi, eroe dei due mondi e artefice dell’Unità d’Italia, venga inserito in bella mostra il nome della sua indimenticata Anita.  

Se dobbiamo riscrivere la storia, facciamo bene e fino in fondo, perdiana!

Claudio Romiti, 21 maggio 2022

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