L’unico da licenziare è il governo blocca Italia

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Da una parte non si può lavorare, dall’altra non si può licenziare. Da una parte si annunciano contributi, sussidi, insomma, soldi, dall’altra campa cavallo che l’erba cresce. Ancora. Da una parte, nel mondo dei sogni, i bonus, dall’altra, nel mondo degli incubi, i malus. Come finirà? Malissimo. Praticamente è già finita.

Stando al Fmi – Fondo monetario internazionale – l’Italia, ossia il governo Conte, è il Paese che ha meno sostenuto con investimenti reali il proprio sistema produttivo; al contrario degli Usa che hanno fatto ricorso in modo tempestivo non agli annunci e alla virtualità ma ai dollari veri. Mentre noi facevamo gli Stati generali, gli altri già da un pezzo avevano investito realmente nella ripresa. Emerge così l’immagine di un Paese che è vittima della insipienza antiliberale del governo a tal punto da ritenere possibile uscire dal debito con i debiti e i sussidi immaginari. In pratica, come dei maghi o degli stregoni, dalle parti del M5s e del Pd, si crede di sistemare l’economia con i debiti invece, eventualmente, di sostenere i debiti con l’economia. Un’assurdità che schiacciando libertà individuali, proprietà, risorse private è la via più sicura per la schiavitù e l’autoritarismo.

La prima è perfettamente visibile in una parte della società con i gruppi di uomini donne e giovani provenienti dall’Est e dall’Africa; il secondo prende forma intorno al governo che da sempre grida al lupo e fa la parte del leone. Del resto, il teorema dell’impoverimento di Stato dell’economia e della società ha come corollario, nel migliore dei casi, la democrazia paternalistica nella quale siamo da sempre, nel peggiore, la democrazia dittatoriale nella quale siamo piombati dall’inizio della crisi sanitaria.

Il governo vive in un mondo capovolto: la libertà è una minaccia da cui guardarsi, mentre il controllo ossessivo e totale sull’economia – si pensi anche alla limitazione del contante – è considerato la virtù con cui redimere il mondo dai suoi presunti reati e peccati. Per il governo la vita è la malattia e la malattia è la vita. Così il professor Giuseppe Conte non è mai uscito dall’emergenza sanitaria e ne ha fatto un modello teorico e pratico per sanificare e disinfettare l’Italia. Risultato? L’Italia muore.

L’Italia è così oggi non solo ferma ma anche inferma. Tutto è fermo, immobile, chiuso, bloccato: la scuola è chiusa, l’economia ferma, c’è il blocco dei licenziamenti e il blocco degli sfratti. Più i blocchi continuano e più i licenziamenti aumenteranno nel prossimo futuro. Proprio perché per evitare i licenziamenti non basta vietarli, è necessario produrre soprattutto opportunità occasioni, lavori. Così il fermo è infermo infermo perché il governo, proprio come nel tempo del lockdown, mette al bando la salute e la libertà di muoversi, di scegliere, di lavorare, di intraprendere, di essere autonomi.

La malattia del governo assoluto si trasmette con contagio forzoso a tutto il Paese. Ecco perché il più importante dei licenziamenti è quello del governo blocca-Italia. È il taglio più giusto non solo per l’inutile spesa improduttiva che rappresenta ma anche per evitare che il contagio della paralisi si diffonda come il più letale dei virus.

Giancristiano Desiderio, 1 luglio 2020

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