Esteri

Macron punta all’Eliseo a bordo dei cacciabombardieri

Cosa si nasconde dietro la vendita di 80 caccia Rafale agli Emirati Arabi da parte di Parigi

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Speciale zuppa di Porro internazionale. Grazie a un nostro amico analista che vuole mantenere l’anonimato, il commento degli articoli tratti dai giornali stranieri.

Avec l’achat de 80 Rafales le 5 décembre, les Émirats Arabes Unis viennent d’offrir à Dassault son plus gros contrat pour son avion de chasse à l’export”, con l’acquisto di 80 Rafale il 5 dicembre gli Emirati Arabi hanno fatto realizzare al gruppo Dassault il suo più grande affare nel settore degli “aerei da caccia” . Così inizia un articolo riportato da Korii (sito collegato a Slate) e uscito su Les Echos per la penna di Céline Deluzarche.

Nell’articolo si racconta come Parigi da una parte approfitti della perdita di credibilità degli americani dopo le pasticciate conclusioni sia della guerra afghana sia di quella irakena. E come inoltre i francesi siano abbastanza spregiudicati nel non richiedere di mantenere un qualche controllo sull’uso dei caccia come invece fa Washington.

Si ricorda inoltre come il gruppo Dassault abbia vissuto un lungo periodo di difficoltà superato anche grazie ad acquisti di caccia un po’ forzati da parte dell’esercito francese. Infine si riportano alcune critiche (riferendosi anche alle visite a Ryad) a Emmanuel Macron per la sua disinvoltura nei rapporti con Stati non proprio esemplari nella difesa dei diritti civili.

Le Monde inoltre annota l’energia con cui Macron intreccia l’attività internazionale con la campagna elettorale che si concluderà nell’aprile del 2022 con il voto per l’Eliseo.

È interessante, in questo senso, notare come il gruppo Dassault sia anche editore di Le Figaro, quotidiano conservatore recentemente entrato nel mirino di un Vincent Bolloré, grande sponsor di Éric Zemmour, quest’ultimo temuto avversario di un Macron che dalla sua ha apertamente criticato la bulinìmia bolloreiana nel mettere le mani sui media.

Alcuni maligni osservatori hanno poi persino insinuato che ci sia stata una manina macroniana nell’ostacolare la presa di Bolloré su Tim.

Le elezioni presidenziali in Francia d’altra parte non mancano mai di complessi retroscena  nei quali taluni ritengono di vedere non di rado un protagonismo di uno Stato (e un collegato establishment) così ingombrante come quello d’Oltralpe.

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