Cronaca

“Malati oncologici sfrattati dai no vax”. Ma l’ospedale smentisce

Polemiche per i reparti pieni di no vax. Ma l’ospedale Galliera di Genova precisa

Cronaca

Sarà stato un errore. Un caso di “burn out”, come detto da qualche suo collega. Ma la vicenda dell’ospedale Galliera di Genova, dove un paziente oncologico non avrebbe trovato posto in ospedale per colpa dei no vax ricoverati, era più tecnicamente una fake news. Una notizia non vera, o meglio amplificata, su cui i grandi media si sono buttati a capofitto. Senza farselo ripetere due volte.

Ad aprire la vicenda era stato l’oncologo Andrea De Censi, direttore di struttura del nosocomio, il quale ad un vento del festival del sapere di Focus aveva rivelato di aver “passato una giornata alla ricerca di un posto letto per un paziente in chemioterapia, con febbre a 39 e pochissimi globuli bianchi” a causa dell’eccesso di non vaccinati in cura in ospedale. “Non ho potuto ricoverarlo – ha raccontato De Censi – perché nel reparto di malattie infettive c’è un’occupazione molto elevata da parte di pazienti no vax con il Covid”.

Immediato, ovviamente, lo sdegno collettivo. La dichiarazione gira di redazione in redazione, occupa le pagine dei giornali, smuove le coscienze di chi costringerebbe i renitenti al vaccino a qualsiasi cosa pur di costringerli a farsi inoculare il siero. Lasciare senza cure un malato oncologico sarebbe orribile, l’indignazione più che giustificata. Peccato che il racconto fosse poco aderente alla realtà. “Il paziente al momento è seguito al domicilio dove effettua le terapie previste e opportune, al pari di quelle che avrebbe potuto effettuare in ospedale – ha fatto sapere la direzione sanitaria del Galliera – Nei prossimi giorni il paziente potrà essere seguito nella strutture di day-hospital del reparto e dal nostro servizio domiciliare. Oppure rivalutato in base alla situazione clinica e ricoverato”. E il posto letto introvabile? “Al momento in cui si è deciso per l’opzione della terapia domiciliare presso la S.C. di Malattie Infettive – ha precisato la direzione – erano comunque libere due camere di isolamento di II^ livello che sono destinate per i casi ad alta compromissione immunitaria. Nel caso in questione il ricovero sarebbe stato comunque effettuato se l’alternativa della terapia al domicilio non avesse rappresentato una valida possibilità. La Direzione valuterà tutti gli elementi per quanto avvenuto e adotterà i dovuti provvedimenti”. Punto e a capo.

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