Politica

L'attacco alla Meloni

Manifesto choc a Milano: FdI con “l’appesa” a testa in giù

Spunta una carta di tarocchi che inneggia la violenza contro la leader di FdI

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In tempi non sospetti, il grande scrittore Leonardo Sciascia, che di certo non poteva essere tacciato di appartenere alla frangia reazionaria della destra, ricordava come “il più bello esemplare di fascista è quello del sedicente antifascista, unicamente dedito a dar del fascista a chi fascista non è”. E ancora, un’altra pietra miliare della storia della letteratura italiana, Pier Paolo Pasolini, sosteneva convintamente come non ci fosse nulla di peggio del “fascismo degli antifascisti“. E sì, avevano ragione da vendere.

Sinistra violenta

Un gruppo di facinorosi rimasti anonimi, pochi giorni fa, ha deciso di appendere un manifesto, raffigurante una persona appesa a testa in giù con la chiara illusione a Giorgia Meloni. Sotto l’indegna rappresentazione, spuntava la scritta: “L’appesa”. La carta di tarocchi è stata attaccata in zona Porta Genova, a Milano, e rappresenta l’ennesimo oltraggio che la leader di Fratelli d’Italia ha dovuto subire, dal giorno del suo trionfo elettorale. Un vero e proprio atteggiamento teppistico, proprio di molte frange dei centri sociali che demonizzano, criminalizzano, assaltano banchetti, sedi, iniziative politiche dei partiti di centrodestra.

Ma le violenza contro la futura premier non finiscono qui. Di poche ore fa, infatti, è il polverone sollevato per gli attacchi personali rivolti da Rula Jeabreal, la quale, con l’obiettivo di gettare fango sulla Meloni, ha ripreso la storia del padre, Francesco Meloni, condannato per droga in Spagna, ma tralasciando un dettaglio rilevante: la figlia decise di cassare ogni rapporto col papà dall’età di 11 anni, dopo che lui la abbandonò da neonata.

Tutti contro Meloni

A ciò, si affiancano gli insulti e le minacce contro i militanti di FdI, durante un banchetto a Bologna. Alcuni autonomi di sinistra si sono avvicinati a chi presenziava all’iniziativa, vomitando l’orripilante frase “vi appenderemo tutti”. Non una reazione da parte degli organizzatori, nonostante siano stati aizzati più volte, offrendo una lezione gratuita di democrazia a chi non ne conosce neanche il significato.

Ma pare che questi saranno solo i primi atti di violenza contro la leader del primo partito italiano. In nome della democrazia, si inneggia un clima da anni di piombo, senza escludere che qualche vandalo anarchico possa prendere alla lettera la formula. Giorgia Meloni dovrà stare attenta: ogni colpo sferrato dagli avversari politici, dalla sinistra extraparlamentare, dalla stampa – per non dire dalla magistratura – sarà funzionale a farla sconquassare dall’interno, magari attraverso l’uso di debolezze personali – proprio come sta succedendo ora – per gettare un velo di ludibrio contro lei ed il suo partito, distruggendola politicamente.

La leader di Fdi non ha bisogno dei nostri consigli, ma la partita sarà come quella su un campo da boxe, un incontro tra Rocky ed Ivan Drago, dove rimarrà in piedi solo chi incasserà più colpi. Nel frattempo, una domanda sorge spontanea: cosa sarebbe successo se un militante di Forza Nuova, per esempio, avesse compiuto la stessa azione contro una politica di sinistra? Avremmo avuto – legittime! – pagine su tutti i giornali nazionali. E invece, Giorgia Meloni non merita neanche un trafiletto. Forse, per la sinistra, esistono donne di Serie A ed altre di Serie B.

Matteo Milanesi, 2 ottobre 2022

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