Esteri

Italia-Regno Unito

Meloni vola da Sunak, l’asse per fermare il business migranti

Giorgia Meloni è arrivata a Londra per incontrare il primo ministro Sunak. Sul tavolo, c’è il nodo immigrazione

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Sarà una visita di due giorni, quella del Presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, che pochissime ore fa è atterrata in Regno Unito, all’aeroporto militare Raf Northolt di Londra, per incontrare il primo ministro Sunak e assistere all’incoronazione di Re Carlo III. Si tratterà del primo bilaterale tra i rispettivi leader, ma non del primo incontro, che invece risale allo scorso novembre, a margine della Cop27 di Sharm El Sheikh.

L’incontro Meloni-Sunak

Numerosi i temi che i media britannici e italiani hanno già messo sul tavolo del colloquio. Dalla guerra in Ucraina si passerà alla crisi energetica, fino ad arrivare al tema cruciale, soprattutto per l’esecutivo italiano, che riguarderà l’immigrazione. Secondo la rivista britannica The Spectator, infatti, il bilaterale potrebbe rappresentare una ventata di novità per l’Italia, in attesa di trovare una partnership con cui condividere una linea di maggior rigore contro l’immigrazione clandestina e i traffici degli scafisti. E Londra pare essere la carta ideale di Giorgia Meloni.

Entrambi i Paesi affrontano da anni quelle che sono le tratte rispettivamente del Mediterraneo e della Manica. Molte volte, gli stessi migranti che sbarcano in Italia sono gli stessi che poi abbandonano il Bel Paese per raggiungere le coste della Manica, già soggette a sbarchi record nel 2022. L’obiettivo comune di Meloni e Sunak, quindi, sarà quello di affrontare la crisi migratoria, optando per una soluzione alternativa alla mediazione di Bruxelles.

Il nodo immigrazione

Proprio ieri sera, infatti, l’Unione Europea ha stoppato l’accordo con la Tunisia per il contenimento dei migranti dall’Africa settentrionale, che prevedeva il blocco delle partenze in cambio di finanziamenti. Una soluzione che Bruxelles ha già adottato in passato con la Turchia, in riferimento ai flussi migratori provenienti dalla Siria. Questa volta, però, è fumata nera.

Giorgia Meloni si trova quindi letteralmente isolata, almeno in quello che è il panorama comunitario. Lampedusa è al collasso, i servizi segreti italiani stimano oltre mezzo milione di persone pronte a partire dalla Libia, la Francia – come ha dimostrato la crisi diplomatica di pochi mesi fa con Roma – ha dimostrato che della redistribuzione migratoria nel continente non ne vuole sapere. L’insieme di questi fattori e concause ha quindi convinto il centrodestra a porre lo sguardo fuori dall’Unione Europea, sfruttando soprattutto i rapporti di ghiaccio che ci sono tra il primo ministro Sunak ed il presidente francese Emmanuel Macron.

La strategia italiana

Secondo Gavin Mortimer, giornalista di Spectator, “l’incompetenza e la codardia mostrata da Berlino, Parigi e Bruxelles su tutto, della politica energetica alla Russia, fino all’immigrazione di massa” stanno alla base del nuovo avvicinamento tra Regno Unito e Italia, dove quest’ultima potrebbe anche “copiare” il modello migratorio di Boris Johnson: accordi bilaterali con il Ruanda, dove far confluire i clandestini, in cambio di finanziamenti allo Stato africano. A tal riguardo, una decina di giorni fa, il presidente Meloni si è recata in Etiopia con l’obiettivo di mettere sul tavolo un nuovo piano di contenimento dei flussi,  incontrando anche il presidente somalo, Hassan Sheikh Mohamud, per un trilaterale Italia-Etiopia-Somalia nella capitale Addis Abeba.

Per approfondire:

La strategia italiana, quindi, si articola su due linee diverse. Da una parte, il tentativo di intervenire direttamente nel continente africano, cercando di legare e cooperare con gli Stati da cui proviene la grande quantità di immigrati; dall’altra, appunto, saldare un orientamento di maggior rigore insieme allo Stato del continente europeo maggiormente esposto ai flussi illegali. Il tutto, secondo Mortimer, dovrebbe essere visto in un’ottica più ampia, che andrebbe a comprendere i Paesi dell’est Europa, tagliando dal circuito sia Parigi che Berlino. Una soluzione che farebbe naufragare definitivamente la tanto conclamata “solidarietà europea”.

Matteo Milanesi, 27 aprile 2023

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