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Emergenza immigrazione

Migranti, la stretta del governo: cosa c’è nel decreto

Il Consiglio dei ministri vara le nuove norme contro l’immigrazione irregolare: disposti 18 mesi nei centri di rimpatrio per i migranti

migranti meloni 02 © Angelo Chiariello tramite Canva.com

A Palazzo Chigi è appena terminato il Consiglio dei ministri in cui erano attese le misure sulla gestione dei flussi migratori. È presente nell’O.d.G anche il d.l. di ‘Interventi in materia di sicurezza stradale e delega per la revisione del codice della strada’. A breve il presidente del consiglio Giorgia Meloni si recherà negli Stati Uniti, dove interverrà alla 78ª assemblea generale delle Nazioni Unite. Il 20 settembre la premier debutterà al Palazzo di vetro di New York soffermandosi proprio sul dossier migranti.

I provvedimenti varati dal governo verranno probabilmente inseriti in un emendamento al decreto Caivano, già approdato in Senato, così da accelerare l’iter di approvazione parlamentare. In questo modo si eviterebbe di stilare ex novo un decreto sul tema sicurezza. Vediamo le principali misure emerse dal Cdm:

Stretta all’autocertificazione anagrafica

Annunciata una stretta al riconoscimento anagrafico di chi sbarca sulle coste italiane. L’autocertificazione della minore età, proposta nel 2017 dalla senatrice del Pd Sandra Zampa, subirà una modifica sostanziale. Qualora la differenza tra età dichiarata e aspetto fisico del migrante sia contrastante, sono previsti esami medici e strumenti diagnostici ad hoc. Attualmente i minori non accompagnati sul suolo nazionale sono 21 mila, per lo più di sesso maschile e di età compresa tra i 15 e i 17 anni, a fronte di 6.200 posti autorizzati.

Centri per i rimpatri

Sul tavolo nuove leggi che segnano un cambiamento radicale su rimpatri e accoglienza. Il governo punta a predisporre un Centro di permanenza per i rimpatri (Cpr) in ogni regione e di estendere il trattenimento dei migranti in attesa dei rimpatri fino a 18 mesi, ovvero la durata massima consentita dalla normativa europea. Le nuove strutture dovrebbero essere realizzate in tempi brevi dal Ministero della Difesa e saranno ubicate “in località a bassissima densità abitativa e facilmente perimetrabili e sorvegliabili”, secondo quanto si apprende da fonti governative. Ma non si esclude la realizzazione di tensostrutture o impianti adatti a gestire i migranti in attesa del vaglio delle richieste di asilo che, nelle intenzioni di Palazzo Chigi, dovranno essere smaltite in tempi molto brevi, fino anche ad una settimana.

Affiancare i Paesi in difficoltà

L’obiettivo di Giorgia Meloni, già discusso insieme alla presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen durante la conferenza stampa a Lampedusa, è quello di affiancare tempestivamente i Paesi in difficoltà attraverso sostegni e investimenti che troppe volte arrivano in ritardo o non arrivano affatto. L’esempio più evidente – secondo la premier – è quanto sta avvenendo in Tunisia, che continua a non ricevere i fondi né dal Fmi, né dall’Unione europea. Meloni chiederà ai partner europei di accelerare l’invio delle risorse, anche se il fondo di Washington non ha ancora dato il via libera al finanziamento di due miliardi.

Per approfondire

Soddisfatte le reazioni del governo. “Chi si affida ai trafficanti verrà trattenuto e rimpatriato”, sembrerebbe la conclusione raggiunta in Consiglio dei ministri. “Servono soluzioni concrete: il fenomeno non può essere risolto solo a livello europeo” ha confermato il vicepremier Antonio Tajani, ribadendo la necessità di una strategia diplomatica che coinvolga l’Onu. Anche durante il Cdm, Giorgia Meloni aveva dettato chiaramente la linea: “La lotta all’immigrazione illegale di massa e ai trafficanti di esseri umani è una battaglia epocale per l’Italia e per l’Europa. Da questo punto di vista dispiace constatare che parte delle forze politiche italiane ed europee, per ragioni ideologiche o, peggio, per calcolo politico, remino contro e facciano di tutto per smontare il lavoro che si sta portando avanti”.

Lorenzo Cianti, 18 settembre 2023