Condannato. E questa volta in via definitiva. Questo ha decretato la Seconda sezione penale della Corte di Cassazione dichiarando inammissibile il ricorso del procuratore generale in relazione all’assoluzione di Mimmo Lucano e di altri imputati per alcuni reati di truffa ai danni dello Stato, e rigettando altresì il medesimo ricorso relativo alle assoluzioni per i reati di falso, questi ultimi, tuttavia, ascritti solo alla persona dell’ex sindaco di Riace.
Confermati pertanto anche nell’ultimo grado di giudizio gli addebiti contestati a Lucano dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria, che, nell’ottobre 2023, aveva ridotto da tredici anni e due mesi a un anno e sei mesi di reclusione la condanna decretata in primo grado dal Tribunale di Locri nell’ambito del processo “Xenia” per illeciti nella gestione dell’accoglienza dei migranti a Riace. Mentre in primo grado i giudici di Locri avevano ritenuto il primo cittadino riacese il promotore di un’associazione a delinquere, nel processo di secondo grado i giudici reggini avevano rivisto al ribasso gli addebiti nei confronti di Lucano, facendo cadere nel vuoto tutte le principali accuse, fatta eccezione per quella di falso. La stessa confermata adesso anche in Cassazione, che costa all’europarlamentare di Alleanza Verdi e Sinistra una condanna in via definitiva a diciotto mesi di reclusione con sospensione della pena. Dopo più di sei anni dall’arresto, scattato il 2 ottobre 2018 a conclusione dell’operazione “Xenia”, il caso giudiziario di Mimmo Lucano può pertanto definirsi chiuso.
Il parlamentare europeo di Avs è a tutti gli effetti un condannato. E questo, già di per sé, dovrebbe ampiamente bastare a far scattare l’indignazione di quella folta galassia manettara di matrice grillo-comunistoide sempre pronta ad alzare il livello dello scontro e a chiedere le dimissioni di esponenti di forze politiche di segno opposto, anche solo per la ricezione di un semplicissimo avviso di garanzia. Giusto per fare un esempio: quando la ministra Santanché è stata rinviata a giudizio (solo rinviata a giudizio, sia chiaro) Sinistra Italiana e Fratoianni dissero che “chi rappresenta lo Stato non può stare in una condizione del genere”.
Ma stavolta no, nessuno che si ponga il problema della definitiva condanna di Lucano. Anzi, l’esatto contrario. L’allegra compagnia di comunisti rossi e verdi si spinge addirittura oltre, arrivando finanche alla celebrazione delle eroiche gesta del martire Lucano, nei confronti del quale, concluso malamente il processo giudiziario, sembrerebbe già essere scattato un singolare processo di beatificazione in vita. Ad officiare le solenni celebrazioni in onore di San Mimmo da Riace ci sta pensando direttamente lei, la sacerdotessa dei neo-marxisti in salsa green, la pluricondannata Ilaria Salis (e d’altronde, chi meglio di lei). La pupilla di Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, dopo aver esordito dichiarandosi “felice” per le sorti del compagno Mimmo, si è spinta fino ad osannare il discutibile modello di accoglienza promosso a suo tempo dal collega eurodeputato, auspicando peraltro “che mille Riace possano fiorire”. Insomma, dopo aver sdoganato le occupazioni abusive ed esaltato solennemente le gesta degli occupanti, i rossoverdi compiono l’ennesimo salto di qualità verso la piena legittimazione dei reati: l’elogio delle condanne. Le proprie.
Salvatore Di Bartolo, 13 febbraio 2025
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