Appunti sudamericani

“Minaccia per la scienza”. L’affondo di Nature su Bolsonaro

Ogni giorno uno sguardo esclusivo su tutto il mondo sudamericano

Nature: c’è solo una scelta nelle elezioni in Brasile: per il Paese e per il mondo

Un secondo mandato per Jair Bolsonaro rappresenterebbe una minaccia per la scienza, la democrazia e l’ambiente, scrive nel suo editoriale la rivista Nature, appoggiando Lula.

Denunciano l’Organizzazione Panamericana della Sanità (OPS) per aver finanziato il regime cubano

L’Ong Archivo Cuba sottolinea che l’OPS, la sezione latinoamericana dell’Oms, diffonde la falsa idea che Cuba sia “un modello per il mondo” in termini di generosità umanitaria e risultati sanitari. In un rapporto pubblicato ieri, l’Ong afferma che l’OPS ha fallito nella sua missione di migliorare e proteggere la salute e il benessere del popolo cubano; e, a sua volta, fornisce credibilità, risorse e sostegno alla dittatura cubana.

Il Messico annuncia la fine del programma per i migranti

L’ingresso dei migranti in Messico nell’ambito del controverso programma è stato interrotto per mancanza di spazio nei rifugi di frontiera. Chiamato formalmente “Migrant Protection Protocols” (MPP), il programma, implementato nel 2019 da Trump, vietava ai richiedenti asilo provenienti dall’America centrale di entrare negli Stati Uniti mentre i tribunali deliberavano sul loro status.

La politica internazionale e il suo peso alle elezioni brasiliane

Le elezioni brasiliane, oltre a presentare per la prima volta nella storia del Paese uno scenario estremamente polarizzato, sono significative anche per il contesto geopolitico internazionale in cui si svolgono. La guerra in corso alle porte dell’Europa tra la Russia di Vladimir Putin e l’Ucraina di Volodimir Zelensky e i negoziati sul nucleare attualmente in stallo tra Stati Uniti e Iran, sebbene geograficamente distanti, non possono non influenzare anche il voto.

Brasile: tensione e incertezza in aumento in vista del dibattito Lula Bolsonaro di domani

Al primo turno del 2 ottobre, Lula e Bolsonaro hanno ottenuto il 92% dei voti tra undici candidati, mostrando un Paese diviso in due. Il clima elettorale è sempre più teso in vista del ballottaggio di domenica in Brasile. L’incrocio di accuse e sospetti di brogli tra i comandi non cessa, mentre cresce l’attesa per l’ultimo sondaggio sulle intenzioni di voto che si conoscerà domani, quando ci sarà il dibattito finale tra i due. Ieri Bolsonaro ha denunciato che c’è una manovra nel sistema della giustizia elettorale per favorire Lula e ha presentato una denuncia al Tribunale elettorale superiore (TSE), secondo cui decine di stazioni radiofoniche hanno smesso di trasmettere la sua propaganda gratuita, a cui tutti i candidati hanno diritto.

Secondo la denuncia, 154.085 suoi annunci non sono stati trasmessi, soprattutto dalle radio nel nord-est del Paese, una regione che è la roccaforte di Lula. “Sono di nuovo una vittima”, ha dichiarato Bolsonaro nella città di Teófilo Otoni, nello stato di Minas Gerais, il secondo seggio elettorale del Paese dopo San Paolo. “Dove dovevano arrivare le nostre proposte, non è arrivato nulla” e “c’è il dito del PT”, ha aggiunto, alludendo al Partito dei Lavoratori di Lula. Il sistema di giustizia elettorale, dopo essere venuto a conoscenza delle accuse, ha richiesto la presentazione di prove, che la campagna di Bolsonaro ha consegnato poco dopo la segnalazione del caso. Il quotidiano O Globo ha riferito ieri che delle otto stazioni radio accusate dalla campagna di Bolsonaro di aver trasmesso più pubblicità di Lula, quattro hanno dichiarato di non aver ricevuto materiale prodotto dal team del presidente e quindi di non averlo diffuso.

Sempre ieri, il TSE ha licenziato il responsabile del centro di distribuzione della propaganda dei candidati alle stazioni radio e televisive. Secondo i media locali, il funzionario, identificato come Alexandre Gomes Machado, ha detto di essere stato licenziato “senza un motivo apparente” e si è rivolto alla Polizia federale per chiedere “protezione”. Secondo le stesse fonti, Gomes Machado ha dichiarato di aver informato i suoi superiori al TSE dei problemi nella distribuzione della propaganda dei candidati dopo le elezioni del 2018. Il TSE lo ha smentito in una nota ufficiale. Il 2 ottobre Lula ha ottenuto il 48,4% dei voti al primo turno e Bolsonaro il 43,2%. I sondaggi danno Lula avanti con un margine compreso tra lo 0,4% e l’8%.

Gli Stati Uniti mantengono il riconoscimento di Guaidó come leader dell’opposizione venezuelana

In risposta alle speculazioni su una fine imminente di un sostegno chiave al leader venezuelano. La scorsa settimana il ‘Financial Times’ (gruppo GEDI come The Economist, La Stampa e La Repubblica) aveva anticipato che l’amministrazione Joe Biden si stava già preparando a ritirare il riconoscimento a Guaidó. Non era vero a detta della Casa Bianca.

Il ritorno del colera ad Haiti, una catastrofe

“Allarmante”, “caotico”, addirittura “catastrofico”. È così che gli operatori umanitari di Haiti descrivono la situazione che sta causando una nuova epidemia di colera nel Paese più povero della regione.”È una catastrofe. Siamo sopraffatti”, ha dichiarato all’AFP il dottor Jean William Pape dell’ONG Gheskio, che gestisce due dei 15 centri di trattamento del colera del Paese. In uno di essi, nella capitale Port-au-Prince, “abbiamo 80 letti, e sono tutti occupati”, spiega. “A causa della mancanza di carburante, gli abitanti delle baraccopoli mi hanno detto che ci sono stati diversi morti nelle loro zone perché non era possibile trasportare i malati. Intanto Canada e Stati Uniti stanno cercando di mettere insieme una forza militare di intervento rapido da mandare nell’isola, come riporta oggi Reuters.

Messico: scandalo caso Ayotzinapa

In un’intervista al New York Times, il presidente della Commissione per la verità ha riconosciuto di aver adottato misure “drastiche” e di avere presentato un gran numero di prove non verificate a causa delle pressioni di Andrés Manuel López Obrador per chiarire il caso. Quello che fino ad ora si presumeva fosse un significativo passo avanti nelle indagini sul Caso Ayotzinapa, oggi sembra andare in pezzi, dal momento che lo stesso Alejandro Encinas, presidente della Commissione per la Verità e l’Accesso alla Giustizia ha demolito sul New York Times il rapporto da lui stesso presentato lo scorso 18 agosto.

Paolo Manzo, 27 ottobre 2022

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