Politica

“Negoziavo in segreto col Quirinale”. La confessione choc di Juncker

L’ex presidente della Commissione europea ha svelato qualche aneddoto tutt’altro che rassicurante

mattarella juncker napolitano © ktsimage e onlyfabrizio tramite Canva.com

Le figuracce di Giuseppe Conte in Europa ma non solo. Nell’intervista rilasciata al Sole 24 Ore, Jean-Claude Juncker s’è soffermato sul suo rapporto con la politica italiana e ha rivelato un aneddoto tutt’altro che rassicurante per le istituzioni nostrane. “Vi sono personalità italiane che mi hanno profondamente marcato. Prima di tutto, Carlo Azeglio Ciampi, uomo saggio e ponderato, ma anche Giorgio Napolitano. In questi anni di dibattiti feroci, gli italiani hanno dimostrato finezza nello scegliere i loro presidenti che si sono sempre differenziati dalla maggioranza delle personalità politiche italiane per la loro serietà e per la loro capacità a riflettere oltre la loro persona. Non amavano la combinazione, ma l’armonia”, le parole dell’ex presidente della Commissione europea. Ma è un altro il passaggio destinato a fare discutere e a necessitare di alcune precisazioni.

Senza neanche troppi giri di parole, Juncker ha affermato di aver sempre contattato il Colle per mettere in riga i primi ministri italiani, quasi vantandosi delle sue interferenze. E, soprattutto, di aver trattato direttamente con il Quirinale, prima con Napolitano e poi con Mattarella: “Con Giorgio Napolitano e poi con Sergio Mattarella, che appartiene alla schiera dei presidenti che ho appena citato, ho spesso negoziato, non dico in segreto ma senza troppa pubblicità, quando avevo dei problemi con i primi ministri italiani. O meglio, quando i primi ministri italiani avevano dei problemi con il presidente della commissione europea”. E ancora: “Amavo i miei scambi con Giorgio Napolitano. Ascoltando le sue descrizioni della vita dall’interno del governo italiano sono diventato uno specialista di cose che non dovevo sapere…”.

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In altri termini: se qualche premier o qualche ministro italiano si azzardava a muovere critiche all’impostazione – spesso ideologica – della Commissione europea, Juncker alzava la cornetta e contattava il Quirinale? Per dire cosa? E soprattutto, queste trattative di cui parla l’ex primo ministro lussemburghese, cosa riguardavano? Domande alle quali è difficile rispondere, ma le parole di Juncker non possono passare inosservate. Perché  senza una precisazione, risulta difficile ritenere autorevole un governo che rischia la ramanzina in caso di idee diverse dal pensiero unico di Bruxelles.

A queste domande possono fornire una risposta i partiti di sinistra, considerando che il regno Juncker ha visto protagonisti primi ministri che fanno parte degli schieramenti rossi, dal Partito Democratico (Enrico Letta) al Movimento 5 Stelle (Giuseppe Conte), fino a Italia Viva (Matteo Renzi). Potrebbero fornire un chiarimento sul grado di interferenza del Quirinale oppure se, dopo le chiamate di Juncker, erano costretti ad abbassare la testa e ad accettare qualsivoglia imposizione dall’altro. Quello che lascia intravedere il virgolettato di Juncker è preoccupante per la salute delle istituzioni, perché svilisce l’autorevolezza e la serietà di un governo eletto democraticamente. Seguiranno aggiornamenti (speriamo).

Franco Lodige, 26 marzo 2024

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