Esteri

L'opinione di Paolo Becchi

No, Navalny non è morto per un pugno (lo dice l’Ucraina)

L’intelligence di Kiev smentisce le ricostruzioni trapelate negli ultimi giorni. L’opinione di Paolo Becchi

navalny morte

Come mai il capo dei servizi di intelligence ucraini dichiara ai giornalisti che Alexej Navalny non è stato ucciso, ma è morto per un trombo? Kyrylo Budanov ha risposto ai giornalisti dicendo: “Spiace deludervi, ma per quanto ne sappiamo, Navalny è effettivamente morto a causa di un coagulo di sangue.”

È abbastanza clamoroso no? Come mai i media occidentali, americani, inglesi, italiani fanno finta di non averlo sentito, anche se è un video disponibile da giorni, in ucraino, ma tradotto in inglese?

L’intelligence ucraina è probabilmente meglio informata di quella inglese, tedesca o americana, ma a dire la verità nessun servizio di intelligence occidentale ha affermato che Navalny sia stato avvelenato o ucciso in qualche modo. Inoltre, la madre di Navalny ha visto l’autopsia, ha parlato con i medici, ha ricevuto il corpo e non ha avuto niente da dire. Tra parentesi, sia la madre che l’avvocato lo avevano visitato il 12 e 15 febbraio e nessuno parlava di maltrattamenti di qualsiasi genere.

Nel caso del giornalista americano a Karkov, Gonzalo Lira, arrestato due anni fa perché criticava il regime di Zelensky e fatto morire in prigione, la madre non ha visto nessuna autopsia, non ha visto il cadavere e ha dichiarato che le hanno impedito sempre di visitarlo e lo hanno fatto morire nel silenzio generale.

Può darsi che il capo dei servizi ucraini non dica la verità, del resto anche la CIA a volte forse non la dice, no?

Navalny era un nazionalista russo, per cui, anche se gli converrebbe allinearsi ai media occidentali e dire che è stato Putin ad avvelenarlo, un nazionalista ucraino come Budanov odiava Navalny più di Putin. Resta il fatto che secondo chi dovrebbe avere informazioni migliori di tutti, l’intelligence ucraina, Novalny sarebbe morto di morte naturale.

Come minimo però i media potrebbero riportare la notizia, così come i giornali italiani avrebbero potuto parlare del giornalista americano imprigionato in Ucraina. Così come potrebbero parlare del regime di terrore che ormai vige con la polizia e l’esercito che rapiscono al mattino quando vanno al lavoro giovani ucraini che non riescono a pagare le mazzette per evitare di andare a morire in trincea. Così come potrebbero notare che finora l’Italia ha stanziato circa 17-18 miliardi (cioè la nostra quota dei soldi stanziati dalla UE) per il regime di Kiev e con il nuovo Trattato ci impegniamo a farlo per i prossimi dieci anni.

Paolo Becchi e Giovanni Zibordi, 26 febbraio 2024

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