Politica

La guerra energetica

Nord Stream, esplosioni nei gasdotti: la pista del sabotaggio

Svezia e Danimarca denunciano fughe di gas. Forse un attacco premeditato

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Probabili attacchi contro i gasdotti Nord Stream 1 e Nord Stream 2. Nella giornata di ieri, mentre i quotidiani italiani aprivano sugli esiti elettorali della notte precedente, si sono verificate una pluralità di esplosioni sottomarine nelle zone dei gasdotti di Svezia e Danimarca. La notizia è stata riportata dalle fonti ufficiali governative, supportate poi dal governo federale tedesco e dal quotidiano Tagesspiegel, il primo a riportare la pista di una possibile operazione di sabotaggio.

Dopo le tre fughe di gas sulle due linee, entrambi i Paesi hanno innalzato il proprio stato di allerta rispetto alla tenuta delle infrastrutture energetiche, anche se non sussistono rischi concreti per la salute della popolazione e per l’ambiente. Poche ore fa, infatti, è arrivata anche la rassicurazione dei vertici di Bruxelles: “La Commissione è stata informata di tre fughe di gas, due nel Nord Stream 1 e uno nel Nord Stream 2. Stiamo monitorando la situazione, ma non c’è alcun impatto sulla sicurezza”, se non perdite nel Mar Baltico, che hanno portato Svezia e Danimarca ad applicare limiti alla navigazione ed alla circolazione aerea.

Pista russa o ucraina

Nonostante tutto, il velo di mistero continua ad avvolgere il fatto. Il Tagesspiegel ha delineato due possibili ipotesi: o si tratta di un sabotaggio ucraino, proprio per spronare l’Occidente a cassare qualsiasi rapporto economico con Mosca; oppure, ipotesi maggiormente accreditata, è opera di un attacco da parte di sommergibili o sommozzatori russi, sotto falsa bandiera, per cagionare ulteriori difficoltà energetiche al continente. Nel frattempo, Gazprom ha già annunciato l’impossibilità di “stimare la tempistica per la ripresa delle operazioni di ripristino”, iniziando quindi gli ennesimi lavori di manutenzione, dopo le continue interruzioni delle forniture a Berlino, nel corso dei mesi scorsi.

Anche il governo del cancelliere Scholz, comunque, pare supportare la seconda tesi esposta dal quotidiano tedesco: l’improvviso calo di pressione, contemporaneamente nei due gasdotti, non può essere “una coincidenza”: “Le linee sono state attaccate”, assicurano fonti anonime di Berlino al Tagesspiegel. E ancora, prosegue il giornale: “La nostra fantasia non riesce a trovare uno scenario diverso dall’ipotesi di un attacco mirato. Tutto fa pensare che non sia stato un caso”.

Russia e Ucraina: le reazioni

Nel corso della mattinata, sono arrivate le smentite sia da Mosca, che di Kiev. Da una parte, il Cremlino sembra assumere apparentemente un atteggiamento premuroso, richiedendo un approfondimento con “un’indagine urgente”. Non è infondata neanche la pista dell’operazione di sabotaggio da parte delle forze ucraine, almeno secondo le parole del portavoce della presidenza russa Peskov, il quale non ha escluso neanche l’ipotesi che la fuga possa portare ad un “problema per la sicurezza energetica del continente”. Dall’altra parte, invece, il governo Zelensky ha definito il fatto “un’operazione terroristica” di matrice russa. L’obiettivo di Mosca sarebbe quello di “destabilizzare l’Europa e seminare panico all’interno del continente”, ha specificato Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino.

Sta di fatto che il prezzo del gas è tornato a salire in Europa. Come riportato da Federico Fubini, sul Corriere della Sera, la Danimarca sta già sopportando un aumento del 10 per cento del contratto future in scadenza ad ottobre, per un valore pari a 191 euro megawattora, dopo “aver toccato il picco di 194,7”, pari ad un incremento del 12 per cento. Al di là di ciò, però, i Paesi europei continuano a correre nel riempimento degli stoccaggi nazionali di gas. La media comunitaria ha sfondato quota 87 per cento, mentre l’Italia primeggia con un valore che supera il 90 per cento di riempimento dei suoi stoccaggi complessivi.

Baltic Pipe

Nel frattempo, notizia di pochissimi minuti fa, il ministro degli Esteri svedese, Ann Linde, ha dichiarato che il governo sta entrando in una riunione di crisi, a causa della sospetta azione di sabotaggio contro il gasdotto Nord Stream. Stoccolma, quindi, pare seguire le piste del governo federale tedesco e del Tagesspiegel, anche se non ha ancora puntato il dito né contro il Cremlino, né contro Kiev.

Il Nord Europa, intanto, inizia ad assumere nuove precauzioni. I governi polacco e danese stanno siglando in questo momento un nuovo accordo energetico, che porterà ad Amsterdam una quantità di circa 10 miliardi metri cubi di gas norvegese ogni anno. L’operazione economica strategica ha preso il nome “Baltic Pipe”, ad undici anni dalla inaugurazione di Nord Stream 1.

Matteo Milanesi, 27 settembre 2022

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