Salute

Nuovo ministro, stessa storia: le mascherine anti-Covid restano

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Cari amici aperturisti, che credete profondamente nei valori di una democrazia liberale, pensavate che il primo maggio fosse finito l’incubo dell’obbligo delle mascherine negli ospedali, ristretto ad alcuni ambiti particolari? Vi sbagliate di grosso, ci siamo sbagliati di grosso. Non è cambiato quasi nulla, malgrado l’Oms abbia, obtorto collo, decretato la fine della pandemia e, cosa fondamentale, il Sars-Cov-2 è un virus clinicamente morto da tempo.

Facendo una breve ricerca in rete, mi sono accorto che ciò che disse il grande Winston Churchill (date un briciolo di potere a un idiota e avete creato un tiranno) in Italia rappresenta una drammatica e capillare realtà, complice un ministro della Salute piuttosto imbarazzante. Ed è proprio a causa della sua ultima ordinanza sulle stesse mascherine del 28 aprile che i vari responsabili sanitari sparsi in tutto il Paese hanno mantenuto quasi inalterato l’obbligo di indossarle nei centri di cura e degenza.

In particolare, questo è il passaggio in stile azzeccagarbugli che avrebbe consentito di restaurare in toto l’ennesimo trattamento obbligatorio sulla base di una semplice ordinanza ministeriale: “Nei reparti delle strutture sanitarie diversi da quelli indicati al comma 1 e nelle sale di attesa, la decisione sull’utilizzo di dispositivi di protezione delle vie respiratorie da parte di operatori sanitari e visitatori resta alla discrezione delle Direzioni Sanitarie, che possono disporne l’uso anche per tutti coloro che presentino sintomatologia respiratoria”.

Si tratta di un atto amministrativo scritto evidentemente coi piedi che, tuttavia, ha comportato gravi ricadute sul piano della libertà individuale. Tant’è che un po’ ovunque le varie direzioni sanitarie dei nostri ospedali hanno mantenuto il citato obbligo. A scopo esemplificativo cito quella dell’Usl1 dell’Umbria, la quale ricalca la falsa riga di tante altre aziende sanitarie sparse in Italia: “In tutte le altre situazioni, sempre all’interno delle strutture sanitarie, 2scluse le strutture di raccordo (es. Corridoi), la protezione delle vie respiratorie per operatori e pazienti dovrà essere garantita almeno con mascherine chirurgiche per evitare la diffusione verso terzi”.

Come si legge chiaramente, a rendere ancor più assurda e umiliante questa imposizione, secondo chi l’ha pensata le persone che, per qualunque motivo, entrino in un ospedale dovrebbero dar vita ad un ridicolo su e giù mascherato, mentre transitano tra un corridoio, un Cup, un rampa di scale, un reparto e un ambulatorio.

Ma il problema serio è un altro, poiché in questo modo, pur in presenza di un virus oramai endemico e non più grave di quelli influenzali, si mantiene una pericolosa testa di ponte per eventuali, future restrizioni sanitarie. Anche perché se permane tale obbligo durante i mesi più caldi, col sopraggiungere dell’inverno pensate che in nostro impareggiabile ministro della Salute si prenderà il “rischio” di eliminarle del tutto?

Sta di fatto che questa sorta di richiamo della paura che viene ancora una volta inoculato attraverso una norma di scarsissimo valore costituzionale, come è l’ordinanza di un ministro, viene apprezzata da gran parte dei nostri giornali, giornaletti e giornaloni, i quali all’unisono hanno testualmente sottolineato l’esigenza di un abbassare la guardia.

Claudio Romiti, 10 maggio 2023

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