Occhio, l’Iran prepara la guerra a Israele

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Durante un incontro con il segretario al Tesoro americano Stephen Mnuchin a Gerusalemme, il Primo Ministro Benjamin Netanyahu ha avvertito sia gli USA che il resto del mondo che l’Iran sta sviluppando missili in grado di colpire con uno scarto che varia fra i 5 e i 10 metri dall’obiettivo, missili che in futuro saranno dislocati anche in Iraq e Siria. Il Primo ministro israeliano ha aggiunto anche, confermando le voci che da troppo tempo si rincorrevano fra conferme e smentite, che gli ingegneri iraniani stanno lavorando in Libano per rendere “intelligenti e accurati” i 130.000 missili di fabbricazione iraniana in mano ad Hetzbollah.

E anche se sembra inutile bisogna ricordare che la Risoluzione 1701 (2006) Adottata dal Consiglio di Sicurezza (5511a sessione, 11 agosto 2006) delle Nazioni Unite che metteva fine alla guerra fra Israele e Hetzbollah, prevedeva il completo ritiro israeliano dal Libano, conclusosi a distanza di pochi mesi dalla risoluzione, e il disarmo della milizia sciita che, al contrario, è stata in questi anni dotata di tutti quei missili che ora l’Iran sta riammodernando. Benjamin Netanyahu ha rivelato che secondo rapporti di intelligence l’Iran ha dislocato missili a lunga gittata nello Yemen, missili che oltre ad essere in grado di colpire qualsiasi punto dell’Arabia Saudita possono arrivare e colpire anche Israele.

Ron Ben-Yishai, noto commentatore di questioni militari e sicurezza del giornale Yediot Ahronot (Ultime Notizie) uno dei più importanti giornali israeliani, durante un’intervista ha fatto capire che la minaccia del missile da crociera non è nuova e che spesso, secondo le sue fonti che sono sempre di prim’ordine, negli ultimi anni i Pasdaran hanno effettuato test per lanci di lunga gittata. Ha fatto capire inoltre che se verrà confermato il dispiegamento diffuso in Medio Oriente di missili ad alta precisione, ora anche nello Yemen, sembra che esistano fotografie riprese nelle scorse settimane ma delle quali però non c’è ancora conferma, lo scenario della difesa del territorio israeliano cambierà sensibilmente con il dispiegamento di sistemi di rilevamento e intercettazione di missili anche nel sud del Paese.

Netanyahu ha più volte ribadito che l’Iran fa della Siria, del Libano e dell’Iraq le basi per attaccare Israele affermando che l’Iran è la più grande minaccia per la pace, la stabilità e la sicurezza, di Israele e non solo, ricordando le tensioni con l’Arabia Saudita e di quanto abbiano interferito con le rotte marittime. E in questa parte del discorso ha indirettamente confermato che i bombardamenti delle scorse settimane nel nord della Siria e in Iraq sono direttamente collegati a questa situazione di azioni preventive che hanno lo scopo di non permettere agli Ayatollah di dare il via alla guerra di aggressione contro Israele, cosa che da oltre una decina d’anni ripetono a tutti i megafoni del mondo ma che il mondo non vuole o non può ascoltare.

Nonostante Netanyahu abbia ringraziato il Presidente Trump per l’aiuto e l’appoggio a Israele in questa fase delicatissima e anche per le sanzioni che stanno indebolendo il regime iraniano, una dichiarazione di questo tipo davanti a uno dei più importanti ministri dell’attuale amministrazione, ha un peso che va oltre la normale politica e diplomazia. Il governo dello Stato di Israele da mesi, sia direttamente che indirettamente, sta avvertendo tutte le cancellerie del mondo libero di essere sotto una minaccia seria e reiterata. Se poi qualcosa di grave dovesse accadere ognuno dovrà assumersi la propria responsabilità sul perché, nonostante i continui avvertimenti, non sia stato fatto di tutto per evitare questa tragedia annunciata.

Michael Sfaradi, 29 ottobre 2019

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