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Open Fiber fa scoprire 339 gemme culturali nascoste

Grazie allimpegno di Open Fiber, società della rete di cui è primo socio Cassa Depositi e Prestiti, la fibra ottica raggiunge ormai non solo le metropoli e i grandi centri abitati ma anche moltissime tre le località più isolate del nostro Paese, nelle zone montuose come al mare. Nelle sole “aree bianche”, cioè quelle a cosiddetto “fallimento di mercato”, sono infatti già 2.200 i Comuni connessi da Open Fiber, che non ha fermato i cantieri neppure durante l’acme della pandemia, per circa 6.000 punti già pronti a sfruttare le potenzialità dell’online. Quella in atto è insomma una rivoluzione digitale in grado non solo di fare da volano alla crescita del Pil alimentata dal Piano di ripresa e resilienza predisposto dal governo Draghi, ma anche di migliorare la vita dei cittadini per esempio con la digitalizzazione dei servizi della pubblica amministrazione locale e la scoperta nuovi tesori storico-culturali e scientifici. 

 

Già connessi 119 musei e 200 biblioteche

E’ un aspetto probabilmente meno noto, ma Open Fiber nel proprio lavoro di cablaggio riserva sempre una grande attenzione alle esigenze delle comunità locali e alle priorità delle istituzioni territoriali soprattutto quando si tratta appunto dei piccolissimi comuni. In sostanza, progettata la rete, si mette a disposizione dei territori e delle autorità per migliorare l’accesso ai servizi della popolazione. Questa sensibilità ha già permesso, solamente per quanto riguardata l’aspetto culturale, di cablare 119 musei e 200 biblioteche comunali. Nel complesso quindi 339 gemme della cultura, per un patrimonio storico e librario vastissimo  che, una volta digitalizzato e posto online sarà potenzialmente fruibile da chiunque possegga un computer o anche solo un cellulare. Va ricordato infatti che Open Fiber non è un gestore telefonico, ma realizza l’infrastruttura e poi la mette a disposizione di tutti gli operatori a parità di condizioni. Inutile sottolineare la portata di questa rivoluzione: la pandemia con la Didattica a distanza ci ha ampiamente dimostrato come la tecnologia si riveli fondamentale e come non sia più accettabile che il digital divide penalizzi alcune parti della popolazione. Ecco, Open Fiber lavora proprio non solo perchè questa disparità sia cancellata – cablando l’Italia anche nell’ambito di BUL (il Piano Strategico predisposto dal Ministero dello Sviluppo Economico per realizzare una rete in banda ultralarga sull’intero territorio italiano) – ma anche per favorire fenomeni come il ripopolamento delle aree marginali con il Southworking e soprattutto per dare a tutti i cittadini pari accesso alla rete. Ma ora concentriamoci sui tesori culturali che questo rinascimento hi tech ha permesso di ricoprire, con un ipotetico viaggio da Nord verso Sud.

 

Il comune di Abbadia Lariana (Lecco) dove si può ammirare Il museo civico della seta Monti

Museo della seta Monti ad Abbadia Lariana

Il nostro viaggio lungo l’autostrada digitale costruita da Open Fiber inizia dalla Lombardia, precisamente dalle sponde del lago di Lecco dove sorge Abbadia Lariana, piccolo comune con poco più di 3.100 abitanti. Tra i tesori culturali della zona vale una particolare menzione “Il museo civico della seta Monti”. Il complesso prende il nome dalla famiglia che lo ha costruito intorno al 1818 come filatoio per seta e che poi lo ha ampliato nel 1869, aggiungendo un fabbricato per lallevamento e la filatura dei bozzoli. Il museo – ora costituito dai due edifici, uno adibito a filatoio-incannatoio, laltro a filanda e attività accessorie – riproduce gli ambienti, gli attrezzi e i macchinari di una antica fabbrica di una fabbrica serica della seconda metà dell’Ottocento. Un vero gioiello quindi di archeologia industriale, non solo per la storia del territorio ma anche per le scuole di tutta Italia. Ecco qualche curiosità: nel corso dei decenni venne demolito il primo dei due torcitoi circolari al cui posto vennero impiantati i tre torcitoi rettangolari tuttora visibili. Il secondo torcitoio circolare, non più in funzione dal 1934, fu acquistato dalla famiglia Abegg (Garlate), quindi smontato e restaurato e poi donato al Museo Technorama di Winterthur in Svizzera nel 1965. Lattività di torcitura continuò sino al 1934.

 

Una vista notturna dell’antico teatro romano di Sepino, in provincia di Campobasso

 

L’antico teatro romano di Sepino

Per la seconda tappa del nostro viaggio ci spostiamo dalla Lombardia al Molise, percorrendo virtualmente – grazie alla fibra di Open Fiber – più di 800 chilometri in pochi secondi rispetto alle oltre 8 ore che occorrerebbero in auto, e ci fermiamo a Sepino. Il Comune di circa 1.800 abitanti in provincia di Campobasso ospita ampie vestigia di epoca romana; il  monumento di maggior rilievo è il Teatro di Sepino posto a ridosso delle mura nel tratto nord della città. Lungo il perimetro del Teatro, realizzato nel periodo Imperiale, si sono nel corso dei secoli sovrapposti altri edifici fino a formare un complesso unico nel suo genere. Luogo affascinante e poco noto in terra molisana, Sepino raggiunse il massimo fulgore con gli edifici dell’età augustea, come il Foro e le terme, e oggi è un patrimonio archeologico che alcuni arrivano a definite una “Piccola Pompei”.

 

 

Il telescopio robotico a oltre 1.800 metri d’altitudine sul monte Mufara, nel cuore delle Madonie

I super telescopio di Isnello

Riprendiamo l’autostrada 4.0 di Open Fiber e superato lo stretto di Messina, ci inerpichiamo sul monte Mufara. Siamo in Sicilia, nel cuore delle Madonie, a oltre 1.800 metri daltitudine scorge il cielo in cerca degli astri un telescopio robotico di importanza internazionale. Per realizzarlo, oltre all’impiego degli elicotteri, si è rivelato essenziale l’intervento di Open Fiber che – appunto nell’ambito del Piano BUL – ha condotto la fibra ottica fino alla sommità del monte, dove appunto sorge il telescopio per collegarlo con il Centro astronomico Gal Hassin di Isnello. Grazie a cavi di Open Fiber, gli astronomi potranno ora usare l’occhio supertecnologico del telescopio per una missione molto delicata: tenere sotto osservazione tutti gli asteroidi e le comete che hanno orbite che intersecano quelle della Terra. Si tratta dei cosiddetti “oggetti near-earth”, monitorarli rappresenta una sicurezza in più per tutti.

 

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