Ousseynou Sy non doveva guidare quel bus

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Il fallito attentato di Ousseynou Sy ai danni di 51 bambini ha innescato una lunga serie di polemiche politiche. Solo pochi giorni prima, in Olanda, le autorità, per evitare discussioni, hanno, per lunghissime ore, negato che i tre morti su un tram di Utrecht fossero caduti per colpa di un fondamentalista islamico. Hanno contribuito ad alimentare la fake news che si trattasse di una questione familiare. Insomma, chi più chi meno sa che la materia dell’immigrazione e della religione sta diventando incandescente. Siamo arrivati dunque al ridicolo. Nei Paesi nordici si fa finta di nulla. Da noi ci si aggrappa al certificato di cittadinanza ottenuto grazie al matrimonio e si utilizzano i bambini eroi (di origine non italiana) per chiudere la vicenda migratoria con un «pari e patta».

Ma in questa rubrica vogliamo affrontare un’altra ipocrisia. E cioè che a Sy non avrebbero dovuto consegnare quell’autobus anche se fosse stato un ateo albino.

Mi spiego meglio. Siamo sommersi da regole e procedure. I bilanci delle nostre società sono compilati da milioni di esperti. Le policy (così si dice) aziendali sono sottoposte al vaglio di decine di enti e certificatori. Abbiamo corsi di aggiornamento anche per i custodi dei condomini per saper usare gli estintori. Firmiamo carte sulla privacy dal dentista. I social media ci conoscono meglio della nostra famiglia. Insomma, siamo in un reticolo diffuso di conoscenza, procedure e controlli talmente fitto che uno si chiede come sia possibile che un signore condannato per molestie sessuali e la cui patente è stata ritirata per ubriachezza possa condurre un autobus di bambini. Poi, certo, il signore era anche un terrorista. Il che rende tutto drammaticamente più grave. Ma viene da chiedersi: come possiamo controllare le infiltrazioni terroristiche, o malavitose, se non ci accorgiamo neanche della fedina penale del nostro dipendente?

Voi affidereste vostro figlio a una baby sitter che puzza di alcol? Forse non ne conoscete i precedenti penali, forse ve li ha occultati: ma avete l’occhio. Avete i sensi, l’intuitus personae: in poche parole non siete un algoritmo, ma un essere umano senziente.

La norma, la legge ci ha reso tutti stupidi. Ci stiamo «algoritmizzando». In fondo un’azienda con mille dipendenti e una storia secolare come quella che aveva assunto il terrorista senegalese (ops italiano, sì certo) avrà rispettato tutte le procedure, forse tutte le leggi. Ma non ha pensato. Come tutte le imprese, troppo occupate a redigere scartoffie: più preoccupate della compliance (rispetto) di milioni di regole che dell’effettiva bontà di ciò che sta facendo. E, dunque, viene da ridere delle baggianate «politicamente corrette» che ci tocca leggere in tutti i siti delle aziende che si rispettano.

Tra codici etici, che sono lì apposta per essere smentiti, e fuffa sulla sostenibilità. Sentite le boiate che scrivono i signori di Autoguidovie, vi regalo solo qualche perla: «Per Autoguidovie la sostenibilità è importante. Rappresenta una leva fondamentale per creare valore nel lungo periodo; rinforzare la nostra cultura d’impresa per mettere al centro la qualità delle relazioni con gli stakeholder; sviluppare i sistemi gestionali e di comunicazione coerenti con le nostre strategie, i bisogni e le aspettative dei nostri interlocutori. Per questo, all’interno della nostra visione e dei nostri progetti, abbiamo deciso di costruire e presentare il nostro Bilancio di Sostenibilità, il report che individua risultati ed effetti delle prestazioni di Autoguidovie, declinati secondo le tre dimensioni della sostenibilità: sociale (clienti e dipendenti), ambientale ed economica…

Nell’ambito del proprio impegno alla sostenibilità, al fare sempre meglio il proprio servizio in maniera trasparente, Autoguidovie ha implementato e mantiene sistemi di gestione per la Qualità, Qualità del servizio, Ambiente, Sicurezza e Responsabilità Sociale d’impresa, tutti anche certificati tramite parti terze indipendenti». E bla bla bla. Così fan tutti e nel frattempo mettono un molestatore condannato e ubriacone a guidare un autobus sostenibile, per carità, con 51 bambini a bordo.

Nicola Porro, Il Giornale 23 marzo 2019

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