La guerra in Ucraina

“Pace in Ucraina inevitabile”. Cosa c’è dietro la svolta di Putin

Putin ammette per la prima volta i problemi affrontati in Ucraina. Contatti tra Cia e 007 russi

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Sembra che il conflitto tra Russia e Ucraina debba concludersi necessariamente con un accordo. O meglio, è questa la prospettiva del presidente della Federazione, Vladimir Putin, secondo cui “un accordo con l’Ucraina è inevitabile“. E anzi, “in un modo o nell’altro, tutti i partecipanti a questo processo dovranno accordarsi in base alle realtà che si stanno sviluppando sul campo”, ha detto il capo del Cremlino parlando in conferenza stampa, dopo una visita in Kirghizistan.

Un obiettivo che, però, pare contrastarsi con le recenti dichiarazioni del portavoce Peskov, il quale ha ribadito la continuazione “dell’operazione speciale” fino a quando non saranno conseguiti gli obiettivi iniziali. Posizione ancora diversa è quella del ministro degli Esteri Lavrov, secondo cui la Russia è aperta al negoziato, ma solo in presenza di “richieste reali dell’Ucraina”. Insomma, in queste ultime ore si è detto di tutto circa possibili sbocchi di pace, acclarati anche dall’incontro di stamattina, ad Istanbul, di una delegazione diplomatica Usa ed una russa. La conferma è arrivata direttamente dal vice ministro degli Esteri di Mosca, Sergei Ryabkov.

Putin: “Ci sono stati problemi”

Per la prima volta dall’inizio del conflitto, Putin ha anche ammesso l’esistenza di difficoltà legate all’offensiva intrapresa il 24 febbraio: “Lavoriamo regolarmente con il ministero della Difesa, discutiamo di questi problemi con loro quasi ogni giorno”, ha detto il presidente, che ha riconosciuto come “ci siano stati effettivamente problemi” e non ha escluso che ce ne possano essere ancora. “I problemi sono lungi dall’essere risolti del tutto, ma è una questione di tempo, quelli più acuti, credo, sono già stati risolti”, ha concluso il capo della Federazione.

Per approfondire:

  1. Ucraina, il Cremlino “favorevole”: si apre lo spiraglio Vaticano
  2. Ucraina, i tedeschi non si fidano: “Pronti ad una escalation”

Contatti Cia – 007 russi

Anche la linea degli Stati Uniti pare essere chiara, ormai da settimane: l’obiettivo è quello di porre fine al conflitto al più presto, auspicabilmente prima della fine della fase invernale, come specificato da numerosi vertici del Pentagono, fra tutti il generale Milley. Proprio nella conferenza di oggi, Putin ha ammesso l’esistenza di numerosi contatti tra Cia e 007 russi, in particolare colloqui tra il direttore dei servizi segreti esteri russi, Sergey Naryshkin, e il direttore della Cia, William Burns, che come dichiarato da Putin sono stati intrapresi su iniziativa del presidente Biden, in un’ottica di intavolare una trattativa di pace in Ucraina.

Il leader è poi ripartito all’attacco dell’alleanza atlantica: “L’Occidente sta intenzionalmente fomentando il caos, esacerbando la situazione internazionale”. E ancora: “Il potenziale di conflitto nel mondo sta crescendo, e questa è una diretta conseguenza dei tentativi di alcune élite occidentali di mantenere la loro egemonia politica, economica, finanziaria, militare e ideologica con ogni mezzo”, ha concluso Putin in videomessaggio, inviato per la riunione dei ministri della difesa dei Paesi dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (Sco) e della Comunità degli Stati indipendenti (Csi).

La reazione di Kiev

Parole che hanno fatto subito scattare i vertici di Kiev, la cui condizione rimane sempre quella di inizio conflitto: il ripristino totale della sovranità territoriale, penisola di Crimea compresa. Lo ha ribadito anche il capo dell’ufficio presidenziale ucraino, Mykhailo Podolyak, che si è scagliato contro il leader del Cremlino dai suoi canali social: “Putin non si pente di aver iniziato il genocidio in Ucraina, ma si rammarica di non averlo fatto prima. Promemoria per coloro che sostengono compromessi con il Diavolo, su chi hanno a che fare. La Federazione russa imparerà a rispettare il diritto internazionale e ad accettare le realtà sul terreno, che corrispondono ai suoi confini nel 1991″.

Matteo Milanesi, 9 dicembre 2022

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