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Papa Bergoglio “santifica” Greta Thunberg

Il Pontefice ha lanciato il suo appello green: “Stiamo a fianco delle vittime dell’ingiustizia ambientale e climatica”

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Altro che dubbio metodico e metodo sperimentale, stiamo vivendo in grande stile il ritorno di una preoccupante visione dogmatica che pretende di interferire in ogni campo della vita sociale, politica ed economica delle nostre comunità. Abbiamo tristemente sperimentato questa tendenza con una pandemia infinita, ed oggi una quasi analoga situazione la osserviamo in merito ai presunti cambiamenti climatici che, secondo gli ambientalisti più fanatici, starebbero alla base di molti disastri naturali, come quello che ha messo in ginocchio l’Emilia-Romagna.

Ebbene, confermando la tesi di chi ritiene tali tendenze una sorta di rigurgito religioso di altri tempi, Papa Bergoglio vi ha apposto il timbro della Chiesa Cattolica, consentendo ai gretini, o cretini che dir si voglia, di arruolarlo tra le loro agguerrite truppe in lotta per salvare il Pianeta. È successo il 25 maggio, durante il messaggio papale per la Giornata mondiale di preghiera per la Cura del Creato. Lo riporta l’Ansa in un titolo che è tutto un programma: “Il Papa: poniamo fine all’insensata guerra al creato”.

Con tutti il rispetto per la figura del Pontefice e per i milioni di fedeli che ascoltano le sue prediche, tuttavia ho trovato piuttosto sconcertanti alcuni passaggi del suo intervento, in perfetto stile Greta Thunberg: “In questo Tempo del Creato – esordisce Papa Francesco -, soffermiamoci su questi battiti del cuore: il nostro, quello delle nostre madri e delle nostre nonne, il battito del cuore creato e del cuore di Dio. Oggi essi non sono in armonia, non battono insieme nella giustizia e nella pace. A troppi viene impedito di abbeverarsi a questo fiume possente. Ascoltiamo pertanto l’appello a stare a fianco delle vittime dell’ingiustizia ambientale e climatica, e a porre fine a questa insensata guerra al creato.”

Dopodiché Bergoglio ha lanciato il suo appello ambientalista, che a me che ho una certa età ha riportato indietro al 1966, quando il proto ecologista Celentano vendeva milioni di copie con il suo bucolico “Il ragazzo della via Gluck”: “Con l’aiuto della grazia di Dio, adottiamo stili di vita con meno sprechi e meno consumi inutili, soprattutto laddove i processi di produzione sono tossici e insostenibili. Cerchiamo di essere il più possibile attenti alle nostre abitudini e scelte economiche, così che tutti possano stare meglio: i nostri simili, ovunque si trovino, e anche i figli dei nostri figli.”

Quindi, onde correggere l’agghiacciante ingiustizia climatica che uccide la gente, dobbiamo abbandonare il modello occidentale di sviluppo e tornare agli affascinanti paradigmi francescani: povertà, castità ed obbedienza, a cui aggiungere il rigoroso uso di auto elettriche per chi se le può permettere. Per tutti gli altri, invece, il “comodissimo” cavallo di San Francesco rappresenta, in questa nuova religione climatica, l’unica possibilità per salvare la Terra da una sicura catastrofe ambientale.

D’altro canto, fallito miseramente il sistema infallibile per sanare ogni forma di ingiustizia e di sfruttamento dell’uomo su l’uomo, messo a punto da Carlo Marx e Friedrich Engels, oggi il collettivismo strisciante che alberga come un virus nel Dna delle nostre società del benessere sembra aver trovato nel climatismo un suo formidabile collettore. Tant’è che persino un Papa venuto da molto lontano ne ha fatto proprie alcune delle sue principali istanze. Verrebbe da dire che non c’è veramente più religione.

Claudio Romiti, 27 maggio 2023