Esteri

Paradosso Spagna, Sanchez perde ma può governare: gli scenari

Feijòo dei popolari chiede: “Fateci governare”. Sanchez potrebbe restare, ma…

Spagna, e adesso che succede? Le elezioni anticipate, convocate con cinque mesi di anticipo per via delle dimissioni di Pedro Sanchez, hanno fatto emergere un quadro ancor più ingarbugliato di quanto non ci si aspettasse. Di certo c’è la battuta di arresto di Vox, che di fatto azzoppa l’ipotesi di un governo conservatori-popolari sognato da Alberto Núñez Feijóo e Santiago Abascal. Di sicuro il premier socialista non ne esce devastato, come i sondaggi avevano lasciato immaginare, conquistando due seggi in più e un milione di voti rispetto al 2019. Tuttavia al momento né il Partito Popolare né il Psoe possono immaginare di governare stabilmente, se si esclude un patto tra i due partiti più votati.

Il risultato delle elezioni in Spagna

Il risultato definitivo per quanto riguarda il Congresso consegna alla Spagna un parlamento decisamente frammentato. Il Pp conquista 136 seggi, il Psoe 122, Voc solo 33 (-19 rispetto al passato) e Sumar, la piattaforma di sinistra, non va oltre i 31 seggi. A seguire tutti gli altri, con i partiti catalani indipendentisti che potrebbero diventare il vero ago della bilancia.

Risultati elezioni spagnole seggi

Dal punto di vista dei voti assoluti non ci sono molti dubbi. Il Pp ha conquistato oltre 8 milioni di voti, ben 3 milioni in più delle passate elezioni. È andato bene anche il Psoe, che da 6,7 milioni è passato a 7,7 milioni. Meno marcato il calo di Vox, che lascia sul campo “solo” il 2,68% che però – causa legge elettorale – toglie al partito alleato della Meloni qualcosa come 19 seggi. Tre milioni di voti anche per Sumar, la piattaforma progressista che ha raccolto le spoglie di Podemos.
Elezioni spagna voti

Quale governo per la Spagna?

Sebbene sia chiaro che il Pp ha vinto, che Sanchez non ha perso e che Vox non ha sfondato come ci si attendeva, il “problema” del Re spagnolo, che ora dovrà avviare le consultazioni, riguarda però i numeri in Parlamento. Il grafico parla chiaro: Pp e Vox si fermano insieme a 169 deputati, sette in meno della maggioranza assoluta fissata a 176 voti. Con uno sforzo negoziale Feijóo potrebbe aggiungere un deputato dell’Unión del Pueblo Navarro e magari pure quello conquistato dalla Coalición Canaria che però ha sempre escluso alleanze con Vox. Anche qualora i leader trovassero la quadra, mancherebbero sempre quattro seggi per conquistare l’asticella.

Maggioranza centrodestra
La coalizione PP-Vox

Diverso il discorso per il centrosinistra. L’alleanza naturale riguarda il tandem Psoe-Sumar che insieme possono contare su 153 voti, molti meno della maggioranza assoluta e soprattutto due in meno di quelli che avevano Psoe e Podemos nella scorsa legislatura. Tuttavia mettendo insieme altri partitini potrebbe arrivare a 172 seggi, ovvero uno in più della coalizione di centrodestra. Decisivo potrebbe essere il voto dei parlamentari catalani. Il partito indipendentista Junts per Catalunya di Puigdemont, che vanta 7 deputati, potrebbe permettere a Sanchez di tornare al governo (appoggio o astensione) ma non lo farà gratis. “Il mio polso non tremerà per mantenere la carica, non nomineremo Pedro Sànchez presidente in cambio di niente”, ha avvertito la capogruppo Miriam Nogueras a urne chiuse. Il segretario generale Jordi Turull ha invece fissato le condizioni: amnistia e autodeterminazione della Catalogna, il tutto in vista dell’indipendenza.

Psoe Sumar
La coalizione Psoe-Sumar

L’arresto degli indipendentisti

Il quadro è stato però ulteriormente complicato da due notizie bomba arrivate in mattinata. L’europarlamentare indipendentista catalana di Junts, Clara Ponsatì, è stata arrestata al suo ritorno a Barcellona su mandato di arresto emesso dalla Corte Suprema. L’accusa è la sua mancata comparizione dello scorso aprile. Ponsatì era l’ex ministro dell’Istruzione della Generalitat nell’ultimo governo di Puigdemont. Inoltre, l’assistente di Puigdemont ha fatto sapere che il procuratore della suprema corte (“che dipende dal governo spagnolo”) ha chiesto “al giudice Llarena di emettere un mandato d’arresto europeo per estradare e imprigionare l’ex presidente catalano in esilio ed eurodeputato Carles Puigdemont e l’eurodeputato Toni Comin”. Il commento è laconico: “Questo è il vero dialogo di Pedro Sanchez”. Il che significa due cose: o l’accordo Psoe-indipendentisti diventerà possibile oppure il prezzo da pagare per il premier sarà molto alto.

Per approfondire

Ai voti degli indipendentisti si potrebbero aggiungere anche i voti del partito basco con i suoi cinque seggi. La presidente della Comunità di Madrid, Isabel Diaz Ayuso, esponente di spicco del Partito Popolare ha però chiesto di non usare il risultato delle elezioni come “un’arma” per “distruggere la Spagna”. I voti degli indipendentisti sono infatti indispensabili per la costruzione di una qualsiasi maggioranza. Il rischio concreto, alla fine, è che si possa tornare nuovamente alle elezioni.

Lo scenario europeo

Ad esultare, alla fine, più che gli spagnoli sono i partiti progressisti della sinistra. Una buona affermazione di Vox oltre che del Pp avrebbe portato ad un governo conservatori-popolari che, insieme a quello italiano, potevano fare da leva per le prossime elezioni europee. Un modo per “convincere” tutto il Partito popolare europeo a stringere l’alleanza a Bruxelles con i conservatori di Giorgia Meloni. Non a caso il gruppo dei Socialisti e Democratici al Parlamento europeo ha commentato il risultato in Spagna parlando di “un messaggio chiaro” di chi “dice no all’estrema destra al governo”. “Buone notizie per l’Ue – aggiunge la presidente Iratxe Garcia Perez – Spero che il Ppe riceva il messaggio“.

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