Salute

Parlano i dati: il green pass è un lasciapassare solo per il virus - Terza parte

Il pass covid ha tre punti deboli: falso senso di sicurezza, non spinge a vaccinarsi ed è pericoloso

Perché questi dati fanno saltare totalmente il presupposto del Green Pass

Ciò crea evidenti problemi per un obbligo dei vaccini attuali, sia esso sotto forma di legge o anche solo surrettizio sotto forma di Green Pass e Super Green Pass (come avviene oggi). Infatti, se i vaccinati (ben più numerosi dei non vaccinati) dopo pochi mesi non sono più protetti da infezioni (e neppure da forme sintomatiche), chi non si vaccina in realtà non danneggia altri, e allora perché si dovrebbe obbligarlo a vaccinarsi? La decisione se vaccinarsi o meno andrebbe di nuovo ricondotta alle libere scelte individuali.

Poiché la durata del Green Pass, che in precedenza era di 12 mesi, è stata portata a 9 mesi, in pratica vi saranno ben 4,5 mesi in cui i vaccinati contageranno quanto i non vaccinati (se non più), come abbiamo schematizzato nella figura qui sotto sulla base della letteratura scientifica appena vista. D’altra parte, risulta inverosimile vaccinare la popolazione 2 volte e mezzo all’anno per rimediare. Quindi, non si può che prendere atto del fatto che applicare restrizioni di libertà ai non vaccinati non solo non ha senso, ma è illegittimo poiché essi non creano più danno/rischi agli altri rispetto ai vaccinati.

L’efficacia del vaccino Pfizer (contro l’infezione) nei vaccinati rispetto ai non vaccinati, come trovato dallo studio di Chemaitelly et al. [9] (abbiamo mostrato i valori in una precedente tabella tratta dall’articolo in questione). L’asse orizzontale mostra i 9 mesi di durata del Green Pass. Come si vede, i vaccinati sono meno infettivi dei vaccinati solo per 4 mesi e mezzo (parte più chiara del grafico), mentre per la restante metà della validità del Green Pass i vaccinati infettano più (o almeno quanto) i non vaccinati, come mostrato dalla parte più scura del grafico. I dati relativi ai mesi 8 e 9 sono soltanto una estrapolazione ottimistica, poiché quei mesi non sono analizzati dallo studio. (fonte: elaborazione dell’Autore su dati di [9])  

Le conseguenze di questa situazione sono notevoli e largamente ignorate dai decisori politici e sanitari. Infatti, per metà dei nove mesi della durata del Green Pass, il vaccinato è – dal punto di vista infettivo e della trasmissione – indistinguibile da un non vaccinato. Quindi, per 4,5 mesi su 9, il virus ha la possibilità di circolare liberamente fra i vaccinati. Dunque, è un falso problema quello dei non vaccinati, che in Italia oggi costituiscono meno del 25% della popolazione (ma di questi molti sono bambini e giovani, cioè persone con un rapporto rischi-benefici sfavorevole, come mostrato ormai da numerose analisi [12]).

Dato che tutti i vaccinati per metà del tempo di durata del Green Pass sono infettabili e trasmissivi come i vaccinati, possiamo dire che, a partire da un certo numero di mesi dalla fine (del clou) della campagna vaccinazione, almeno un vaccinato su due è indistinguibile da un non vaccinato agli effetti del contenimento del contagio, cioè della circolazione del virus; dopo un altro po’ di tempo questo succederà a 2 vaccinati su 3, e così via. Ciò è inevitabile per la enorme differenza fra la durata della protezione del vaccino dall’infezione e la durata del Green Pass.

Quindi, a partire da un certo mese in poi, una parte crescente di quel 75% della popolazione italiana che è vaccinato con doppia dose sarà equivalente a dei non vaccinati. Tuttavia, a causa del ritardo italiano nella somministrazione della terza dose, almeno la metà dei vaccinati (in realtà, anche di più) diventeranno equivalenti a dei non vaccinati prima di ricevere la terza dose (se mai vorranno farsela). Ciò vuol dire che, per un certo periodo di tempo, almeno il 37-38% della popolazione italiana pur essendo vaccinato potrà contagiarsi e trasmettere il SARS-CoV-2 almeno quanto un non vaccinato. Si tratta, quindi, di una “fetta” di popolazione molto più grande e “pericolosa” dei non vaccinati, che sono soltanto il 25%.

Ecco come si presenterà, verosimilmente, la situazione in Italia fra qualche tempo a causa del ritardo nella somministrazione della terza dose. I non vaccinati saranno a quel punto ben meno numerosi dei vaccinati “trasmissivi quanto i non vaccinati” per il decadimento della protezione dal 5° mese dopo la seconda dose.

Se a tutto ciò si somma l’ampia disponibilità sul dark web (e probabilmente pure su alcuni social) di Green Pass falsi acquistabili con una spesa assai minore rispetto a quella di un mese di tamponi, nonché l’ormai pressoché totale assenza di controlli (come documentato ad es. nella puntata di Zona Bianca del 17 novembre), è evidente che il Green Pass all’italiana è di fatto “defunto”. Oltre ad essere controproducente per le ragioni fin qui viste: non spinge di più a vaccinarsi (semmai fa l’opposto) e non garantisce affatto che chi lo possiede perché vaccinato non sia contagioso.

Che l’efficacia dei vaccini calava drasticamente dopo pochi mesi si sapeva già da giugno-luglio, dalle esperienze in Israele e nel Regno Unito. Solo che a dirlo qui in Italia si passava per no-vax, perché allora c’era da “vendere” i vaccini e giustificare il Green Pass. Ora che i nuovi dati collocano la durata temporale della protezione dalle infezioni da SARS-CoV-2 in appena 4 mesi e mezzo, che è la metà della durata prossima ventura del Green Pass, il problema dell’aver mentito – o quanto meno nascosto agli Italiani la verità – sta per esplodere in tutta la sua drammaticità, come avrete capito.

Naturalmente, dato che le persone non si sono vaccinate tutte insieme ma lungo un arco di parecchi mesi, il numero di vaccinati “trasmissivi quanto i non vaccinati (o più)” cresce nel tempo, per cui all’inizio uguaglia il numero dei non vaccinati e poi lo supera, fino ad arrivare a ben oltre metà della popolazione vaccinata, ovvero oltre il 75 : 2 = 37,5% della popolazione italiana. Dunque, come ha evidenziato Luca Ricolfi in un recente articolo [13], si sta creando una cosiddetta e pericolosissima “illusione vaccinale”, cioè ci si sta illudendo che basti vaccinare qualche non vaccinato in più per stare tutti più sicuri.

Il fatto che tutto ciò sia realtà, e non fantasia, lo possiamo vedere molto bene a Waterford [14], una città del sud-est dell’Irlanda, dove il 99,5% degli adulti over 18 è vaccinato completamente (cioè con doppia dose), percentuale che corrisponde ad aver vaccinato il 96,6% degli over 12 (ricordo che i bambini contribuiscono meno degli adulti alla circolazione del virus, come emerge dalla letteratura) e il 92% dell’intera popolazione della città (indipendentemente dall’età). Ebbene, nonostante un così alto tasso di vaccinazione, questa città ha uno dei più elevati tassi di nuovi casi di Covid-19 (incidenza a 14 giorni di 1.481 casi per 100.000) non dell’Irlanda, ma del mondo intero!

Insomma, il Green Pass non raggiunge l’obbiettivo per cui è stato introdotto. E in più i non vaccinati vengono ghettizzati, umiliati, spinti alla miseria, forse in qualche caso perfino al suicidio, e finiscono sul rogo come le streghe senza nessuna colpa.

 

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