Chiesa

Pasqua, l’utopia collettivista di Bergoglio - Seconda parte

Tutto questo, così come ancora oggi sottolinea il Capo della Chiesa Cattolica, nell’insensato tentativo di confutare la logica fondamentale che ha permesso all’uomo moderno di raggiungere elevatissimi livelli di benessere diffuso: la libera facoltà, entro una cornice di regole, di perseguire il proprio legittimo interesse. Potremmo definire questo finora insuperato principio “la legge di Adam Smith”, il grande filosofo liberale che, a caratteri d’oro, scrisse una frase che racchiude l’essenza ultima della “Ricchezza delle nazioni”: “Non è certo dalla benevolenza del macellaio, del birraio o del fornaio che ci aspettiamo il nostro pranzo, ma dal fatto che essi hanno cura del proprio interesse.”

Anche perché, se nessuno ha interesse a progredire economicamente, seguendo in tutto e per tutto il richiamo francescano ad una esistenza estremamente frugale, le eventuali risorse da destinare a chi ha veramente bisogno, secondo un modello di avanzato sistema liberale, non esisteranno mai.

Certo è che rispetto ad alcuni Pontefici del recente passato, tra cui quel Sant’Uomo di Giovanni XXIII, coi suoi celebri richiami a “tutti gli uomini di buona volontà”, molta acqua sembra passata sotto i ponti del Vaticano dalla fine della “guerra fredda”. La vecchia contrapposizione, arrivata fino ai giorni nostri, tra Peppone e don Camillo, simbolica allegoria politica in salsa popolare creata dal grande Guareschi, sembra essere del tutto tramontata con il “Papa venuto dalla fine del mondo.”

Claudio Romiti, 17 aprile 2022

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