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Pasticcio Forza Italia

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Con le elezioni anticipate in vista, e non solo per via di uno spread ormai incontrollabile, la vera implosione, ancor più che tra i Cinquestelle, avverrà nelle file di Forza Italia. Non è più una questione tra prime donne e colonnelli, ma un moto di protesta che coinvolge oltre i due terzi dei parlamentari, pronti ormai a lasciare i gruppi di Camera e Senato per autogestirsi anche se dicono che la fedeltà al Presidente non è in discussione. Una situazione paradossale. Ma tutto è già definito, perfino il nome, Altra Italia che a Berlusconi è stato impedito di lanciare. Una rivolta che corre sul web, nelle chat degli eletti e dei tanti amministratori locali.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso sono state le ultime riunioni romane del Cavaliere, asserragliato come in un bunker, in balia del suo sempre più piccolo cerchio magico che ha trasformato il Berlusconi di sempre, simpatico, preparato ed accattivante, in un improponibile Chernenko. Se uno di quelli che contano, come Niccolò Ghedini, ha sussurrato, facendosi però sentire da tutti nella sala da pranzo di Palazzo Grazioli, a un altro fedelissimo, Sestino Giacomoni, “ma non vedi che Forza Italia è finita”, e Laura Ravetto, parlamentare di lungo corso, ha detto che “scorre il sangue”, la fotografia è impietosa.

In un quadro simile è sempre ingeneroso trovare il responsabile del disastro, eppure questa volta le tracce lasciate sono talmente evidenti che perfino Berlusconi, che ci ha giocato per anni, non ha dubbi. È Licia Ronzulli, senatrice tuttofare che ha come irretito il Cavaliere, ostentando una vecchia relazione, ai tempi del suo passaggio al Parlamento Europeo, con Matteo Salvini. Ma anche se il Vicepremier è totalmente autonomo, è più lui ad aver bisogno di Berlusconi che il contrario. Perché Berlusconi, in Europa, è l’unico che forse può essere di aiuto, rendendo a Salvini più trasparenti i rapporti con Putin e con il PPE, e inoltre gli garantisce porte aperte negli studi Mediaset dove viene accolto da Barbara d’Urso come il Principe azzurro.

Resta incomprensibile, comunque, che una donna e manager intelligente come Marina Berlusconi, che volle la Ronzulli, in quel tempo disoccupata, come “concierge” per mettere ordine all’agenda diurna e notturna del papà, non si renda conto di quello che accade attorno ad un uomo che ha fatto la storia d’Italia degli ultimi 25 anni. Isolato, con una segreteria terrorizzata nel passare telefonate, prendere appuntamenti o far leggere note senza l’ok del “kgb ronzullesco” e, addirittura, con il monitoraggio degli accessi nelle case e nei luoghi frequentati, tra urla ed improperi.

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