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Pd in subbuglio, cattolici infuriati. Bigon: “Buona parte del partito è con me”

Il consigliere veneto difende la sua scelta sul fine vita: “Ho votato secondo coscienza”. Salgono le tensioni al Nazareno

© Kelly tramite Canva.com

Il Partito Democratico ha vissuto un momento di forte tensione interne in relazione al suicidio assistito. Anna Maria Bigon, consigliere regionale veneto del partito, ha affermato in un’intervista con “La Verità” che, forse, il partito dovrebbe riflettere sulle 25 voti mancati al governatore Luca Zaia, piuttosto che sul suo gesto di astensione. Certo, lei si è astenuta contribuendo alla bocciatura della proposta di legge di iniziativa popolare sul suicidio medicalmente assistito, che aveva l’appoggio di Zaia. Ma il grosso dei voti venuto meno è della maggioranza leghista.

Tuttavia il Pd, nonostante le regole interne garantiscano la libertà di coscienza sui temi etici, ha deciso di destituirla dall’incarico di vicesegretario provinciale. La scelta è stata del segretario provinciale del Pd veronese, Franco Bonfante, e il Nazareno ci ha tenuto a ribadire che Elly Schlein non c’entra nulla. Anche se fu proprio la segretaria, da Gubbio, a denunciare il sale sulla “ferita” aperta, tanto da scatenare le ire dei cattolici dem. Da Graziano Delrio a Lorenzo Guerini.

“Prendo atto della decisione – dice Bigon alla Verità – vado avanti con le battaglie che ho sempre fatto. Sono nel Pd non per avere l’incarico di vicesegretario, ma per i principi e valori che lo statuto sancisce e che vorrei fossero riconosciuti. Non voglio parlare dell’amarezza, ma della soddisfazione per la tanta solidarietà che ho ricevuto: credo che buona parte del partito ritenga che abbia fatto bene a votare secondo coscienza”. Secondo Bigon, nel suo ruolo di avvocato specializzato in diritto di famiglia, e necessario discutere non solo del suicidio medicalmente assistito, ma anche di come potenziare le cure palliative, come richiesto anche dalla stessa sentenza della Corte costituzionale.

È importante uniformare i tempi e le procedure tra le varie Ulss, spiega, ma in Veneto non si stava parlando abbastanza di accesso alle cure palliative nell’ambito di questo progetto di legge. Inoltre, Bigon solleva un’altra questione importante: l’autonomia regionale nella materia del fine vita. A suo avviso, una legge sul fine vita deve essere nazionale, non regionale, poiché influisce su una materia di competenza statale. E importante uniformare le leggi, altrimenti si potrebbe avere una situazione di 20 leggi diverse in Italia.

Bigon ha anche respinto la critica secondo cui avrebbe dovuto uscire dall’aula invece di astenersi. “Quando mi sono accorta che per la maggioranza del mio gruppo la linea era diversa, ho preferito agire in libertà di coscienza”, spiega. Se fosse uscita dall’aula avrebbe “ridotto il mio comportamento alla dimensione di pura testimonianza. Invece ho ritenuto opportuno esprimere il mio voto. Non è che possiamo avere libertà di pensiero solo quando il voto è ininfluente”. Sul piano personale, Bigon ha dichiarato di essere cattolica, ma la sua astensione non e stata soltanto per principio religioso. Ha sottolineato che non e una questione di fare una battaglia ideologica, ma di garantire che le battaglie siano piene di contenuti.

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