Società

Perché è giusto che di Covid parliamo noi filosofi - Seconda parte

Fra gli altri meriti, gli interventi dei filosofi in questi giorni hanno anche dissipato un paio di equivoci. Il primo concerne la filosofia, il secondo la politica. Nel primo caso mi riferisco ai media, che hanno un po’ negli ultimi anni contribuito a diffondere (con la complicità di alcune firme soprattutto della generazione filosofica più giovane): la filosofia non è un’etica, e né tanto meno un’etica applicata; non conforta e né segue il discorso comune, ma è inquietante e perturbante per definizione. Il secondo equivoco è che il discorso sulla libertà che da inizio pandemia stiamo portando avanti non è un discorso “becero” ed “egoista” di una destra “sbracata” che vuole che ognuno faccia i suoi porci comodi: i quattro filosofi sono tutti di formazione e cultura politica di sinistra!

Ps. Umberto Curi ha scritto nel suo pezzo su La Stampa che negli ultimi anni abbiamo scoperto che “la democrazia è buona se si tratta di gestire l’ordinaria amministrazione, ma – come dimostrano le altre “emergenze” ambientale, migratoria, economica – non è in grado di affrontare efficacemente ciò che eccede dall’ordinario”. Ma se l’emergenza è la cifra del mondo globalizzato, giusta la precoce intuizione di Ulrich Beck, come la mettiamo? È questo il problema che travaglia chi ha scritto questa nota e che, nel suo piccolo, ha posto all’attenzione col suo ultimo libro.

Corrado Ocone, 1° agosto 2021

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