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Perché il governo non cade nonostante le crisi interne - Seconda parte

Il presidente del Consiglio non è un presidente del Consiglio ma un parafulmine. Tutte le tensioni, gli errori, gli orrori, le stupidaggini, le goffaggini, i fallimenti delle due forze elettorali – non possono chiamarle forze politiche – che sostengono il governo si scaricano sul professor Conte il quale non rappresentando nient’altro che se stesso non può pagare alcun vero prezzo politico. Lo dico con rispetto per il professore e per l’uomo e, tuttavia, non si può non notare che proprio il punto debole del governo è il punto di forza del governo.

La crisi di governo e la rovinosa caduta ci sarebbero già state se sulla poltrona del capo del governo ci fosse stato o uno dei due leader delle forze elettorali o un qualunque altro volto politico dei due autorevoli mondi populisti. Invece, siccome quella casella è rimasta sostanzialmente vuota, allora, tutte le contraddizioni e tutti i contrasti e gli scontri cadono, appunto, nel vuoto.

La Lega e il M5S, che pur divisi su tante cose sono i due volti del medesimo illiberale fenomeno populista, con la storiella del contratto di governo affidato alla figura manzoniana dell’avvocato di provincia, si sono inventati un modo non per governare ma per occupare il governo. Il governo Conte è l’applicazione della teoria del vuoto con cui è nato il primo esecutivo dell’età post-politica con cui le forze elettorali occupano le istituzioni lasciando che il Paese proceda nel suo inarrestabile declino. Chi attende la caduta del governo per una sorta di implosione attende invano. Il governo cadrà solo quando ci sarà un’Alternativa. E qui inizia un’altra teoria del vuoto.

Giancristiano Desiderio, 28 luglio 2019

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