Perché il taglio dei parlamentari è sbagliato

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Il taglio dei parlamentari è legge, la misura forse più inutile e demagogica degli ultimi anni è stata approvata con 553 sì, 14 contrari e 2 astenuti. Una maggioranza schiacciante e trasversale che dimostra il trionfo dell’antipolitica di matrice grillina sulla buona politica di cui si sente sempre più il bisogno.

Nel nome di una maggiore vicinanza tra politica e cittadini, si ottiene l’effetto contrario diminuendo drasticamente la rappresentanza che passa da un deputato ogni 96.006 cittadini a un deputato ogni 151.210 abitanti e da un senatore ogni 188.424 italiani a uno ogni 302.420. Così intere città, capoluoghi di provincia e vasti territori rimarranno senza un proprio rappresentate diretto in parlamento vista l’ampiezza dei collegi che si andranno a disegnare con la nuova legge elettorale. Al tempo stesso per un normale cittadino sarà sempre più difficile diventare parlamentare favorendo così la diseguaglianza sociale e il ruolo di lobby e gruppi di potere che avranno sempre più voce in capitolo essendo i parlamentari nominati direttamente dai partiti e non eletti con le preferenze.

C’è poi il tanto sbandierato risparmio economico, dati alla mano il taglio dei parlamentari porterà a un risparmio dello 0,007% nel bilancio dello stato, stiamo parlando di una cifra irrisoria se paragonata ai costi complessivi dello Stato. Il vero tema sarebbe l’efficienza del Parlamento, gli italiani sarebbero disposti a mantenere l’attuale numero di parlamentari se ci fosse un parlamento davvero efficiente e produttivo e non, come spesso accade, delle aule esautorate delle proprie funzioni. Senza contare le modalità con cui è avvenuta l’approvazione, con un accordo sottobanco della peggior specie tra Movimento Cinque Stelle, Pd (che in un primo momento si era opposto) e Italia Viva in cambio di una nuova legge elettorale.

Il risultato è l’indebolimento di un organo centrale per la democrazia nel più ampio disegno del Movimento Cinque Stelle di un Parlamento sempre meno influente sostituito da un’apparente democrazia diretta in cui i cittadini si illudono di prendere decisioni che in realtà spettano a una minoranza senza più legittimità popolare ma scelta con logiche e dinamiche sempre più lontane dai principi di rappresentatività democratica.

Francesco Giubilei, 9 ottobre 2019

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