Esteri

Perché Mattarella non dice niente sulla Francia e Macron?

Dopo la crisi diplomatica tra Italia e Francia, Sergio Mattarella non si è ancora espresso (a differenza di quanto fece con Londra)

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Facciamo un tuffo nel passato e torniamo alla fine dell’estate 2020, quando la seconda ondata di Covid-19 era ormai pronta ad investire il nostro Paese; quando il premier Giuseppe Conte avrebbe poi proclamato il secondo lockdown, con le relative chiusure, zone gialle, arancioni e rosse. Ecco, facciamo un piccolo flashback ai duri commenti degli analisti britannici, che ai tempi contestavano al primo ministro Boris Johnson una percentuale di contagiati superiore rispetto a Germania e Italia. Questo a causa delle politiche “aperturiste” del Regno Unito, lo Stato che per definizione ha cercato di conciliare libertà personale e misure di contenimento, puntando poi sul vaccino quale uscita dal tunnel pandemico.

Mattarella – Boris Johnson

Ebbene, alle numerose critiche scagliate da stampa e opposizione, BoJo rispose con un secco: “Noi amiamo la libertà“. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, decise di non mandarle a dire, ribattendo pochissime ore dopo al primo ministro britannico: “Anche noi italiani amiamo la libertà, ma abbiamo a cuore anche la serietà”. Un chiaro messaggio a quella che era – appunto – la politica aperturista di Londra, tra le più restie ad imporre un “modello cinese”, così come adottato invece nel Bel Paese.

Una dura risposta ad un premier straniero, che però sembra assentarsi a distanza di tre anni. Ormai da mesi, i rapporti tra Roma e Parigi sembrano gelati, a cui si sono aggiunte le dichiarazioni infuocate dei membri dell’Eliseo in questi ultimi giorni. Prima – come spiegato sul sito nicolaporro.it – è stata la volta del ministro degli Interni francese, Gérald Darmanin, il quale ha etichettato il governo Meloni come “estremista” ed “incapace” di gestire l’emergenza immigrazione. Poi, il portavoce del governo Macron ha tentato di smorzare le polemiche con un’imbarazzata replica, fino ad arrivare all’ennesimo attacco gratuito.

Scontro Italia – Francia

A buttare benzina sul fuoco questa volta è il capo di Renaissance, il partito del presidente Macron, Stéphane Séjourné: “L’estrema destra francese prende per modello l’estrema destra italiana. Si deve denunciare la loro incompetenza e la loro impotenza. Meloni fa tanta demagogia sull’immigrazione clandestina: la sua politica è ingiusta, disumana e inefficace”. Una critica di disumanità alle politiche italiane, che ha suscitato la reazione del leader leghista, Matteo Salvini: “Toni inaccettabili e offensivi. La Francia non può dare lezioni a nessuno. Portino rispetto al governo italiano”, ha scritto su Twitter il ministro delle Infrastrutture, nonché vicepremier. A ciò, si sono aggiunte poi le bordate arrivate dalla vicepremier spagnola Diaz, la quale ha definito le misure di Giorgia Meloni come “politiche contro i lavoratori”. Insomma, Madrid e Parigi a tutto campo contro Roma. E al Quirinale nessuno muove un dito?

Il silenzio del Quirinale

Voi vi chiederete, giustamente: perché con Boris Johnson (giustamente) il Capo dello Stato ha deciso di intervenire, prendendo la tutela degli interessi e della politica dell’esecutivo ai tempi in carica, e questa volta non è ancora arrivata una dichiarazione? Il tutto è reso più strano, se si considera che Sergio Mattarella – solo 18 mesi fa – è stato il precursore del Trattato del Quirinale, l’accordo tra Italia e Francia con l’obiettivo fornire un nuovo quadro alle cooperazioni tra Parigi e Roma, in alternativa all’asse franco-tedesco. Un trattato che è entrato in vigore solo il 1 febbraio di quest’anno.

Eppure, potremmo dire tutto, ma non che i rapporti tra Eliseo e Palazzo Chigi abbiano avuto dei miglioramenti. Siamo forse di nuovo di fronte ad un nuovo doppiopesismo? Con la Londra conservatrice il tono è decisamente più duro, rispetto a quello disteso adottato con la Parigi progressista. Ma chissà… forse in queste ore verremo smentiti. Per ora, rimangono lunghissimi giorni di “silenzio elettorale”.

Matteo Milanesi, 12 maggio 2023

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