Perché nell’emergenza sale il gradimento per Trump

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Ecco la vera notizia shock che turba le menti di giornalisti ed opinionisti americani. Trump sale nei sondaggi. Lo evidenzia un sondaggio della gallup che lo dà al 49% dei gradimenti, mentre la performance del Presidente nella gestione della crisi riceve parere favorevole da oltre due terzi dei cittadini. Un trend confermato da praticamente tutti i sondaggi.

Già da settimane, mentre aumentava il numero di contagiati negli USA, in molti gongolavano, con malcelata gioia, pensando agli effetti disastrosi del virus sul presidente: “La presidenza di Trump è finita (It’s over)” titolava, il 13 marzo, The Atlantic.

Invece il gradimento di Trump sale e francamente c’è poco da meravigliarsi.
Tutti i leader in carica, in praticamente ogni nazione colpita dal corona, hanno visto la loro popolarità aumentare, da Macron, a Boris Johnson, al nostro “Winston” Conte. Trump ha sicuramente commesso l’errore di sottostimare inizialmente la portata del virus e tanti tweet (spesso boriosi e roboanti) sono lì a testimoniarlo.

Ma non è stato certo l’unico. Solo per rimanere agli Stati Uniti, basta vedere i tanti esponenti politici di New York, la città americana più colpita, che ai primi di febbraio invitavano i concittadini a recarsi a Chinatown per partecipare tutti insieme alle celebrazioni del capodanno cinese. “Non vi fate spaventare dalle misinformazione sul #coronavirus”, dicevano gli stessi che oggi criticano le scarse doti di preveggenza del presidente.

Lo chiamano rally around the flag, il radunarsi dei cittadini smarriti e preoccupati intorno alla bandiera, cioè al leader di turno che beneficia di continue apparizioni televisive e diventa punto di riferimento in un momento di grande incertezza. Il problema è capire quanto durerà. Una volta superato la crisi sanitaria più immediata, gli elettori, colpiti da pesanti ristrettezze economiche, volteranno le spalle agli stessi leader oggi portati sugli scudi?
Difficile fare previsioni ma forse sarà il modo in cui sarà gestita la fase di graduale rientro alla normalità a segnare le sorti di governi e capi di Stati.

Nel caso di Trump, il balzo nei sondaggi non è eclatante, come nel caso di Johnson, ma dobbiamo ricordarci che l’America di oggi è estremamente polarizzata.

A favore del Presidente USA giocano però due fattori. Il primo è la concretezza dello straordinario pacchetto di misure economiche predisposte dal governo federale per fronteggiare la crisi economica, tra cui abbondanti helicopter money, cioè soldi infilati direttamente nelle tasche di cittadini, per mantenere il loro livello di acquisto una volta che il lockdown sarà finito. Vale la pena di soffermarsi un attimo su questa misura.

Ogni americano adulto che ha dichiarato un reddito da 75mila dollari nel 2019 riceverà $ 1200 dollari. Attenzione… se guadagnate di più, la cifra scende di 5 dollari per ogni 100 sopra i 75mila, ed aumenta di 500 dollari per ogni figlio. In pratica se avete quattro figli lo stato vi verserà un assegno mensile di 3400 dollari. Ecco, paragonate queste cifre ai nostri 600 euro elargiti solo alle partite Iva, solo ad una parte delle partite Iva e solo finché ci sono fondi. Aggiungeteci pure il sito Inps che salta e fate le vostre valutazioni.

Non vi preoccupate però, potete farvi sempre consolare con le fake news, costantemente riportate dai nostri media, sul “paziente rimasto senza cure perché non ha la carta di credito”. Poveracci, questi americani.

Il secondo è l’inconsistenza, sempre più apparente del suo, non ancora ufficiale, sfidante, Joe Biden. Biden è prima sparito (facendo sospettare qualcuno che fosse risultato positivo al virus), poi si è presentato al paese con una serie di video registrati. Bisogna vederli per rendersi conto. A momenti Biden, l’ex vicepresidente di Obama, appare un vecchietto smarrito, biascicante, incapace di leggere in maniera coerente persino il teleprompter. In uno dei video, Biden sembra scordarsi cosa voleva dire, poi gesticola all’operatore di andare avanti con il testo.

Un altro sondaggio ha riscontrato che solo il 24% degli elettori democratici (non quindi dell’elettorato nel suo complesso, solo elettori registrati Dem) si dicono “molto entusiasti” riguardo alla candidatura di Joe Biden. È un record negativo per un candidato democratico. Nel 2016, lo stesso sondaggio dava solo un 32% di “molto entusiasti” per Hillary Clinton e sappiamo come è andata a finire. Tra i repubblicani, come termine di paragone, il 53% è “molto entusiasta” di Donald Trump.

Stefano Varanelli, 2 aprile 2020

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