Esteri

Prima il dialogo, poi l’ultimatum: qual è la strategia di Trump con Putin?

“Guerra ridicola, la fermi o sanzioni e dazi”: così il presidente statunitense si è rivolto al collega russo, un cambio di passo inaspettato

trump putin ucraina © Juan Roballo e zorandimzr tramite Canva.com

Prima l’apertura al dialogo, poi l’ultimatum. Il gioco del bastone e della carota? La domanda è legittima osservando le mosse di Donald Trump sul dossier Ucraina. Se per quanto riguarda il Medio Oriente un primo importante risultato è stato raggiunto, discorso diverso per il conflitto tra Kiev e Mosca. Prima dell’elezione a nuovo presidente a stelle e strisce, il tycoon ha posto l’accento sull’importanza del dialogo con la Russia per raggiungere la pace subito, addirittura in 24 ore. Ma le parole di ieri forse testimoniano la necessità di maggiore tempo per raggiungere la fumata bianca.

Un accordo per la pace subito o tasse, tariffe e sanzioni. Così Trump ha provato ad alzare la pressione su Vladimir Putin: sul suo social Truth, il presidente americano ha lanciato un monito allo zar con toni quasi minacciosi, che sicuramente il leader del Cremlino non ha gradito. Ma non solo. Trump ha esteso l’avvertimento a chi lo sostiene, pur senza fare nomi: il riferimento è chiaramente a Iran e Corea del Nord, che forniscono apertamente assistenza militare a Mosca, senza dimenticare la Cina, il cui supporto all’economia di guerra russa è di vitale importanza.

Un messaggio muscolare, per fare capire che il vento è cambiato sul serio. Se nel suo discorso di insediamento il nuovo commander in chief era rimasto stranamente silente sull’Ucraina, Trump aveva già cambiato il tono parlando con i reporter nello Studio Ovale: “Dovrebbe fare un accordo, penso che stia distruggendo la Russia non facendolo […] Non può essere entusiasta, non sta andando molto bene, non sta facendo una bella figura… Penso che farebbe bene a porre fine a quella guerra”. Ora è il tempo delle possibili sanzioni in caso di mancato negoziato.

“Non cerco di fare del male alla Russia. Amo il popolo russo e ho sempre avuto un ottimo rapporto con il presidente Putin, e questo nonostante la bufala della sinistra radicale del Russiagate” ha spiegato Trump, ricordando anche che Mosca “ci ha aiutato a vincere la Seconda guerra mondiale, perdendo quasi 60 milioni di vite”: “Detto questo farò alla Russia, la cui economia sta fallendo, e al presidente Putin, un grande favore. Negozia ora e ferma questa ridicola guerra! Non farà che peggiorare”. Infine la minaccia: “Se non facciamo un accordo, e presto, non avrò altra scelta che imporre alti livelli di tasse, tariffe e sanzioni su qualsiasi cosa venga venduta agli Stati Uniti dalla Russia e da vari altri Paesi partecipanti. Facciamola finita con questa guerra, che non sarebbe mai iniziata se fossi stato presidente! Possiamo farlo in modo facile o in modo difficile, e il modo facile è sempre meglio”.

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Make a deal, è il consiglio di Trump allo zar. Resta da capire cosa accadrà nei prossimi giorni. Il nuovo titolare della Casa Bianca potrebbe aver accelerato provando a sfruttare la crisi economica e le ingenti perdite al fronte per la Russia. Ma non è da escludere che il tycoon stia incontrando più resistenze del previsto da parte dello zar, che dopo quasi tre anni di guerra non può certo rischiare di perdere la faccia con il suo popolo. Da Mosca non sono arrivate repliche al vetriolo, ma anzi resta confermata l’apertura al dialogo, con un possibile contatto telefonico a stretto giro. La richiesta del Cremlino è chiara: qualcosa di più chiaro e concreto.

L’obiettivo di Trump è quello di chiudere il dossier entro aprile, ossia entro i primi cento giorni. Qualche dettaglio sul piano per la pace è già circolato, dal temporaneo congelamento del fronte all’invio di forze di pace lungo il confine. “Non può esserci una forza di peacekeeping in Ucraina senza gli Usa” ha tenuto a precisare il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in un’intervista a Bloomberg: “Senza gli Usa nessuno degli alleati europei rischierebbe e, inoltre, dividere Stati Uniti ed Europa è uno degli obiettivi di Putin. Queste truppe. non devono stare al centro del Paese o nella capitale, questo anche è importante perchè non abbiamo bisogno di un contingente così”. Al momento il nodo più grosso, soprattutto per Putin, resta quello della garanzie di sicurezza a Kiev e del suo futuro ingresso nella Nato.

Franco Lodige, 23 gennaio 2025

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