Esteri

Primarie Usa, Trump ha vinto. Ma occhio a DeSantis

Il voto in Iowa non lascia dubbi: la maggioranza dei repubblicani sta con The Donald, staccati di 30 punti gli avversari. Ma…

Donald Trump e Ron DeSantis

Donald Trump ha vinto il test delle primarie in Iowa, su questo non c’è alcun dubbio. The Donald ha sempre dominato i sondaggi, e alle 20.30 di lunedì sera, mezz’ora dopo la chiusura delle urne e con l’1% dei voti scrutinati, FoxNews lo aveva già nominato vincitore. Trump ha investito non poche energie nella campagna in Iowa, consapevole del grande valore simbolico di un’eventuale vittoria, e dall’inizio di dicembre ha viaggiato quasi tutte le settimane per eventi e comizi in uno stato che conta poco più di un terzo degli abitanti della città di New York. Nemmeno i due principali contendenti, Nikki Haley e Ron De Santis, si sono risparmiati, mantenendo una fitta agenda di incontri nei locali, nei centri ricreativi, e nelle chiese delle cittadine dell’Iowa fino a domenica sera, durante un weekend in cui la temperatura massima non è mai salita al di sopra i -21°C.

Il Tycoon ha ottenuto il 51% delle preferenze, superando, anche se di un soffio, la soglia psicologica del 50%. Con solamente un paio di punti di percentuale in meno l’effetto sarebbe stato diverso, avrebbe significato che più di metà degli elettori avrebbe votato contro di lui. Invece Trump si impone sul secondo classificato con ben 30 punti di vantaggio.

Ed è proprio il risultato del secondo candidato quello che tutti gli osservatori attendevano, perché sarà lui (o lei) che si farà portavoce del 50% dei repubblicani che non vogliono più rivedere Trump alla Casa Bianca. Qui c’è stata la sorpresa. I sondaggi davano Nikki Haley 3 o 4 punti percentuali sopra DeSantis, invece la situazione si è ribaltata. DeSantis batte la Haley per 2 punti percentuali, sono circa 2.500 voti, ma le soglie psicologiche sono tutto in questa elezione. Questo dimostra che DeSantis non è poi messo così male, come invece molti sondaggisti e giornalisti hanno raccontato, e che nessuno dei due, data la poca differenza di voti, rinuncerà facilmente.

Lo stratega repubblicano Ryan Rhodes sostiene che senza un secondo posto che superi il 30% non c’è partita, e che Trump ha già la nomination in tasca, ma sono analisi ancora troppo precoci. Nelle prossime settimane si prospetta una lotta all’ultimo voto per il secondo posto, mentre si cercherà di combattere anche il nemico comune, una sorta di Squid Game al quale Trump assisterà con i pop-corn, e dato che tutto gli manca fuorché il cinismo è certo che userà le debolezze dell’uno e dell’altra per aumentare lo scontro ed evitare che uno dei due emerga davvero.

Nonostante la forza simbolica, l’Iowa è solo l’inizio, che ha visto assegnare solo 40 dei 2.284 candidati. Interessante sarà vedere i risultati di settimana prossima in New Hampshire, dove la Haley è data molto avanti nei sondaggi. Durante tutto il mese di febbraio le primarie repubblicane continueranno in Nevada, Michigan, Missouri, per citare gli stati più importanti, fino ad arrivare al “Super Tuesday” del 5 marzo, quando voteranno ben 16 stati tra cui i più popolosi (California e Texas) per un totale di 876 delegati. Inizierà allora la vera e propria campagna per la presidenza.

Pietro Molteni, 16 gennaio 2023

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