Non si tratta di una proposta del governo, ma di un mio suggerimento non richiesto offerto a Giorgia Meloni sul reddito di cittadinanza. L’idea nasce dopo aver ascoltato alcune dichiarazioni di Pupi Avati che hanno colpito la mia sensibilità: “I giovani non sognano più”. Queste le amare parole del noto regista a L’ Aria che tira su la7. Non c’è da stupirsi in un mondo pieno di guerre e nell’Italia delle recenti e dure restrizioni delle libertà motivate dall’emergenza sanitaria, dalla precarietà del lavoro, la crisi economica e tanto altro. Ma proprio in queste circostanze è necessario avere il coraggio di proporre soluzioni alternative e stimolare un cambio di paradigma. La demotivazione generale del popolo è comunque da ricercarsi nelle dinamiche varie dell’attuale instabilità sociale. Non perdiamo di vista che soprattutto “le relazioni umane sono in crisi”.
La precarietà del lavoro
Inoltre, è fondamentale approfondire anche l’effetto della precarietà del lavoro sul piano psicologico del cittadino. Non a caso il Ministero del Lavoro spagnolo ha pubblicato quest’anno il primo studio sponsorizzato da un governo sul lavoro precario e la salute mentale. Il rapporto “Precariedad laboral y salud mental. Conocimientos y políticas” o “Rapporto PRESME” ha l’obiettivo di sintetizzare i dati ad oggi disponibili per cercare di capire in modo esaustivo e da più angolazioni come la precarietà incida sulla salute mentale e come si possa intervenire per migliorare la situazione attuale. Il Rapporto definisce innanzitutto la precarietà come fenomeno complesso, determinato da molteplici fattori. Aggrega il concetto di precarietà dell’occupazione (scarsità di contratti di lavoro stabili) con il concetto di precarietà sul lavoro, ovvero il basso livello di sicurezza generato dalle condizioni di lavoro, pur all’interno di un rapporto stabile. Alla precarietà lavorativa, inoltre, si aggiunge la precarietà sociale, derivante dagli effetti che il lavoro precario ha sulla vita quotidiana e familiare: in questo modo si ottiene una visione ancora più completa del fenomeno, che viene chiamata precarietà integrale. Per quanto riguarda il concetto di salute mentale, invece, il Governo spagnolo si rifà alla definizione dell’OMS: “Uno stato di benessere in cui ogni individuo realizza le proprie potenzialità, può affrontare efficacemente i normali stress della vita, può lavorare in modo produttivo e fruttuoso ed è in grado di dare un contributo alla propria comunità”. Ma questo argomento merita un articolo specifico.
La polemica sul reddito di cittadinanza e un possibile modello alternativo
Parliamoci chiaro: nessuno ama ricevere l’elemosina o l’assistenzialismo passivo. L’attuale polemica sull’abolizione del reddito di cittadinanza mi ha spinto a cercare un modello alternativo. L’attuale esecutivo sembra essere deciso a puntare sull’incremento dell’occupazione ed in tal senso nasce il mio invito a strutturare un sostegno economico di supporto e inclusione al mondo del lavoro. Sostitutivo del reddito di cittadinanza potrebbe essere interessante introdurre un reddito di formazione. Si tratta di stabilire una quota di base mensile destinata ai disoccupati che dovranno però ampliare le loro abilità professionali attraverso percorsi formativi presso aziende sia pubbliche che private pertinenti alle personali competenze, o di formare nuovi professionisti nel caso di persone senza particolari specializzazioni. Le aziende pubbliche o private potranno assumere gli stagisti dopo una valutazione della qualità del lavoro eseguito. In caso di contratto a tempo indeterminato al fine di rafforzare la stabilità economica, gli imprenditori privati o enti pubblici potranno ricevere una riduzione della pressione fiscale o incentivi economici. In risposta alle preoccupazioni legittime di Avati è importante affermare: “Torniamo tutti a sognare, ma soprattutto attiviamoci per costruire una società nuova e basata sul benessere”.
Carlo Toto, 6 agosto 2023