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Qualcuno fermi la “democratura” sanitaria - Seconda parte

Leggere i giornali è in questi giorni è penoso: di colpo allarmismi, richiesta di “strette”, lettura ad usum delphini dei dati sull’epidemia, “scienziati” compiacenti o semplicemente in attesa di una prestigiosa consulenza, fosche previsioni di virulente “seconde ondate”. Più che uno stato giuridico, o reale, l’emergenza deve essere, per “lor signori” (come li chiamava Fortebraccio), una situazione percepita e accettata. Tanto, essi pensano, il popolo è somaro e non sovrano.

Può il gioco politico arrivare a tanto senza che la qualità di una democrazia sia compromessa irrimediabilmente? Si può giocare così impunemente con la salute, il benessere economico, la buona fede dei propri cittadini, e soprattutto con i fondamentali di uno Stato liberale? Esiste ancora un “giudice a Berlino”, cioè una classe dirigente o un’istituzione tendenzialmente super partes che, nell’ottica liberale del check and balance, metta degli argini ad una politica così orientata?

Corrado Ocone, 13 luglio 2020

 

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