Esteri

Quei legittimi dubbi sulla strage di Mosca

Il giornalista Federico Rampini mette in fila le stranezze sull’attentato al teatro russo: “Polizia inesistente”

Nel mio virtuale uovo pasquale ho trovato un dubbio. Un dubbio, che condivido in pieno, in merito alla oscura vicenda legata all’attentato di Mosca. Lo ha magistralmente espresso Federico Rampini in collegamento con il salotto televisivo di Giovanni Floris. Queste le sue parole: “L’unica cosa veramente sospetta è il fatto che a Mosca, quella sera, la polizia era invisibile, inesistente.”

Nonostante gli allarmi lanciati dagli americani due settimane prima; nonostante il fatto che l’Isis esiste, che l’Isis sia una minaccia permanente. L’isis due mesi fa ha fatto una strage in Iran, perché per l’Isis siamo tutti nemici: l’Occidente, la Russia e l’Iran in quanto sciita. Come è possibile, – si chiede Rampini – in un Paese sottoposto ad un regime di repressione poliziesca permanente, dove qualunque forma di dissenso, anche innocua, per le strade viene immediatamente colpita, da un intervento della polizia, lì in quel raduno di massa, in un concerto, la polizia non c’era? Ecco, ci sono molti interrogativi, ma tutti gli interrogativi convergono sulla figura di Putin, sulla sua responsabilità o sulla sua incapacità; oppure sulla volontà di lasciare che accadano delle cose che poi lui intende strumentalizzare contro l’Ucraina.

Ora, sin da subito mi è sembrata più plausibile quest’ultima opzione, proprio in considerazione di quanto detto dal giornalista genovese. Fatte le debite proporzioni, la strage di Mosca mi ha riportato alla mente l’assassinio di Kirov, personaggio emergente durante la prima fase dello stalinismo, che sembra oramai acclarato che fu eliminato dalla Gpu per ordine dello stesso dittatore georgiano. Sta di fatto che la sua morte fu presa a pretesto per iniziare le lunghe e drammatiche purghe con cui Stalin eliminò qualunque opposizione, mandando a morire milioni di comunisti convinti.

Tuttavia, se invece il drammatico assalto del 22 marzo non fosse stato in alcun modo agevolato da un certo rilassamento imposto dall’alto, beh allora ciò dimostrerebbe che la Russia di Putin non costituisce affatto quello spauracchio in grado di ricostituire con la forza delle armi il vecchio impero sovietico, così come molti leader occidentali vorrebbero far credere ai loro elettorati. Comunque stiano le cose, questa inestricabile vicenda, nella quale la propaganda, non solo russa, la sta facendo da padrona, ci fa capire che, in un mondo iper tecnologico, dominato da una informazione che viaggia quasi ovunque in tempo reale, distinguere i fatti dalle ricostruzioni fantasiose e di parte risulta sempre più complicato. Per questo motivo coltivare i dubbi e porsi le domande più scomode rappresenta una caratteristica che il mondo libero non dovrebbe mai perdere.

Claudio Romiti, 1° aprile 2024

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