Se è normale, cioè normalizzato, il regno di carta dei Ferragnez lo è anche il regno di Carta costituzionale di Mattarella, per dire il potere vero, verticale, non quello dei miraggi dei due influencer. Quanto è profondo, quanto è vasto il potere reale del Capo dello Stato? Moltissimo, se tutti i giornali, tutti i telegiornali di “tele Meloni” ne celebrano con accenti salvifici l’anomalia di un potere decennale, in attesa di raddoppiare e magari, chissà, arrivare al mandato perpetuo. Qualcosa di inaudito, di eccentrico, di esorbitante dalla nostra Alta Carta, ma ai media di regime basta parlare di record, come di una performance esaltante, un primato.
Dicono questi corifei, questi megafoni del potere profondo e reale: Mattarella dalle picconate gentili. Ma non sono gentili, sono felpate, che è diverso, Mattarella incarna il potere che idealmente può raggiungerti e colpirti in ogni momento. Come per quel professore di destra integrale, supersovranista, avverso all’Unione Europea, a Draghi, a Mattarella, che dopo una visita della Digos per lesa santità mattarelliana si è rinnegato tutto con lo zelo violento dei convertiti. Mattarella è il potere vero, verticale, che discende e magari incombe e su di lui, come per ogni autocrazia che si rispetti, non si può proferire verbo: se uno si azzarda, finisce immediatamente in fama di sovversivo e infame, di svergognato.
Ma nessuno ci prova. Mattarella essendo il potere sommo e profondo può dire ciò che vuole, può contraddirsi anche in modo plateale, tanto nessuno oserà farglielo notare; può andare a Lecce a dire che la libertà personale è primo fondamento della democrazia, ed è lo stesso che avallava il regime concentrazionario più duro e autoritario dell’Occidente democratico, formalmente; lo stesso che diceva “non si invochi la libertà per non vaccinarsi”, “non si dia spazio ai novax”. E adesso che a cadere stecchiti sono i provax, nessuno può lontanamente chiedergliene conto. Il Colle, come lo si chiama, con accento tra l’esoterico e il misterico, è un immarcescibile fautore dell’Unione Europea che da più di 30 anni devasta sistematicamente l’Italia, ma dice: ce ne vuole di più, non ha fatto abbastanza. La Ue che di fronte ai fulminei radicali cambiamenti di Trump reagisce con un corpus mostruoso di 29 pacchetti normativi in materia ambientale, quanto a dire migliaia di regolamenti, di codicilli manicomiali, inapplicabili, insostenibili, ma pur di penalizzare il sistema industriale nazionale.
Una accozzaglia di burocrati poco eletti, poco utili, ma molto pagati, tramite della finanza, della grande industria globale, degli apparentamenti scabrosi con la Cina, che al nostro Colle non dispiace, con altre democrazie alternative, una astrazione che arriva al grottesco di nominare la occupatrice di case Ilaria Salis quale esperta nella Commissione Casa dell’Europarlamento: Mattarella zitto, col silenzio gentile o felpato di chi approva. L’ex Dc di sinistra, oggi cattopiddino, è garrulo all’occorrenza quanto silente, soave altrimenti. Il più amato dagli italiani, come dice Dagospia. Ma no, amato, amatissimo dalla élite, dalle classi dominanti che si ritrovano alla Scala, da quelli che hanno fette o brandelli di potere reale: politici, giornalisti, soggetti orbitanti nei giri giusti. Ma gli strati bassi, plebei non ne sembrano, a sensazione, così entusiasti anche se mandano i loro figli a salutarlo con le bandierine ad ogni epifania. Come per ogni autocrazia più o meno illuminata.
Ma bisogna dire, ripetere che è il più amato, che è infallibile: vigliacco se uno della élite o deepstate dei telegiornali di regime, dell’opinionismo di regime gli trova un difetto che non sia per eccesso di virtù. Troppo buono, troppo paziente, troppo soave, troppo acuto. Per Repubblica, oltre il limite del ridicolo e del servilismo, “il suo sorriso rassicura l’Italia”. Allucinante e magari preoccupante? Sì, cioè no, normale, normalizzato, l’informazione di regime è, in genere, oltre il meretricio, mente su tutto, distorce la qualunque e può contrabbandare per rassicurante un sorriso da antico Dc, di quelli che Montanelli avrebbe definito “a salvadanaio”. Ma tanto le voci irriverenti sono tutte spente, sono andate da gran tempo. Rassicurante l’uomo del Colle? No, gelido, enigmatico, sfingeo del potere che può raggiungerti quando meno te lo aspetti, e a lui va bene così, ogni regnante ama essere amato ma non meno temuto. I media organici possono affondare nel patetico, parlare di sorrisi rassicuranti e barbieri solleciti, ma provate a interpellare gli italiani della strada, non quelli che vanno alla prima della Scala e gli fanno 92 minuti di ovazione. Legittimo prosecutore del potere di Napolitano, da Politburo, del tutto alieno dalla vis partenopea di Leone, dal populismo sanguigno di Pertini, dall’insofferenza psicotica di Cossiga, e anche, tutto sommato, dalla carognaggine pretesca di Scalfaro, Mattarella regna da dieci anni come cosa normale, fatale, inevitabile, persino dovuta: se ne loda la permanenza e l’immanenza, gli si augura il raddoppio, lo si invoca a vita. Mai vista una simile sudditanza, una tale esaltazione per un Capo dello Stato laico e repubblicano. Fanno la Commissione sul Covid e lui subito ne precisa competenze e limiti.
È normale? Sì, è normale, è inevitabile. Non fu lui a concedersi nei selfie al gran premio con la coppia influencer, i Ferragnez finiti sotto processo per truffa aggravata? Non si può osservare che fu uno scivolone, una imprudenza? Per Repubblica valgono solo le foto di Salvini col Luca Lotti detto “la Bestia”, gorilla di Fedez, che gli affidava la protezione dei figli, finito in galera per narcotraffico e tentato omicidio? Sì, è così, ma bando alle inquietudini, il sorriso di Mattarella tranquillizza l’Italia, che Dio ce lo conservi per altri settanta volte settennati.
Max Del Papa, 31 gennaio 2025
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