Appunti sudamericani

Quella rete di spie illegali dietro l’omicidio del procuratore Nisman

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Omicidio Nisman: scoop di Hector Gambini del Clarin

Una spia illegale, detenuta oltre un mese fa, Ariel Zanchetta, aveva iniziato a ricevere istruzioni dirette dagli agenti della SIDE (i servizi argentini) almeno quattro mesi prima che il procuratore Alberto Nisman fosse trovato morto nel suo appartamento a Puerto Madero. Lo dimostrano le nuove indagini telefoniche avviate questo mese nella procura di Eduardo Taiano, che indaga sull’omicidio Nisman. Zanchetta mantenne centinaia di comunicazioni con una donna che a sua volta comunicava incessantemente con Pablo Barreiro, il segretario privato dell’allora presidente Cristina Kirchner. L’informazione è stata confermata da alte fonti giudiziarie e avanza la prova che certifica che, al momento della sua morte, Nisman era nel mirino di un sistema di spionaggio illegale che rispondeva a Cristina Kirchner. Il fatto che Zanchetta lavorasse già per la SIDE di Cristina già prima della morte di Nisman rafforza la credibilità di un rapporto confidenziale dell’intelligence sequestrato nella sua casa di Junín, dove Zanchetta afferma che un suo amico spia (Conrado) uomo dell’ex capo dell’esercito César Milani, “sa cosa è successo a Nisman”.

Il dato è importante perché dimostra due elementi chiave nelle indagini sull’omicidio di Nisman.

Il primo è il rapporto di agenti “inorganici” di altre forze – come Zanchetta – con agenti dell’intelligence organica nei giorni in cui fu ucciso Nisman. La seconda informazione fondamentale per gli inquirenti è che Zanchetta, che lavorava per le spie di Cristina Kirchner senza comparire nell’elenco ufficiale della SIDE, era un agente della polizia federale. Cioè, un collega degli agenti di polizia incaricati della custodia di Nisman che lo hanno lasciato solo nelle 15 ore in cui è avvenuto il suo omicidio. Il numero di telefono di Zanchetta risulta ripetuto tra le chiamate in entrata e in uscita di quattro agenti della SIDE tra il 1° ottobre 2014 e gli ultimi giorni di febbraio 2015.

Nisman fu trovato assassinato domenica 18 gennaio di quell’anno. A questi si aggiungono centinaia di contatti di Zanchetta con una donna che fa capo stabilmente a Pablo Barreiro, segretario privato di Cristina Kirchner all’epoca in cui Nisman fu trovato morto. Barreiro si dimise l’8 giugno 2015, quattro mesi dopo la morte di Nisman. La triangolazione – Zanchetta chiama la donna e lei chiama il segretario privato di Cristina – si ripete il 19 gennaio 2015, quando gli esperti erano ancora al lavoro sulla scena del delitto del cadavere di Nisman. Insieme all’altro segretario di Cristina, Mariano Cabral, Barreiro è stato colui che ha passato il telefono a Cristina, a Olivos, durante la notte in cui Sergio Berni calpestò la scena del crimine -l’appartamento di Nisman – e ha poi parlato con l’ex presidente 31 volte, nonostante il fatto che in tribunale abbia dichiarato di aver parlato con lei solo “un paio” di volte quella notte.

Nisman portava avanti le indagini sul Patto con l’Iran e preparava la denuncia contro Cristina Kirchner e il suo governo per aver insabbiato i terroristi che fecero saltare in aria l’AMIA (1994, 85 morti). Lo presentò il 14 gennaio 2015, quattro giorni prima di essere trovato morto nel bagno del suo appartamento con una ferita alla testa. Sebbene Nisman fosse destrorso, l’arma fu trovata sotto la spalla sinistra del corpo, una posizione improbabile per qualcuno che si sarebbe suicidato. Non c’erano tracce della pistola su Nisman né di Nisman sulla pistola. Il pubblico ministero Gerardo Pollicita aveva scoperto i contatti di Zanchetta con altri tre agenti. Curioso che tutti facessero capo a Fernando Pocino, la spia in carriera più vicina a Cristina Kirchner e vero capo operativo della Side dopo che la ex presidente aveva licenziato Antonio Stiuso, un mese prima della morte di Nisman.

Paolo Manzo, 30 dicembre 2023


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