Politica

Quirinale, adesso Draghi ha paura del Vietnam - Seconda parte

Situazione sempre più difficile per Draghi, in ritirata da Palazzo Chigi per colpa di un esercito con tanti proiettili di marca Pnrr che non sa nemmeno usare.

C’è poi Italia Viva di Renzi e della Boschi, non si sa se più vivi a destra o a sinistra, detestati a torto dall’umanità intera, ma a cui tutti comunque guardano invidiosi perché temono che alla fine la soluzione del rebus Quirinale passerà, ancora una volta, come fu con Mattarella, proprio da loro, magari mettendo insieme i tanti Toti, Brugnaro, Biancofiore, in perenne tuta mimetica e i ‘misti’ che più misti non si può. Forza Italia è da anni come il Libano con il vecchio re zio Silvio che, come l’Enrico IV di Pirandello, si gioca l’ultima partita per il Quirinale, sguinzagliando i suoi paggetti (Tajani, Giacomoni, Valentini, Barelli), alcuni anche cattivissimi (Ronzulli docet). Mentre l’ala governativa del partito composta da Gelmini, Carfagna e Brunetta cerca di capire come rendersi utile al Cavaliere evitando di spaccare tutto, Quirinale e Palazzo Chigi insieme, e tornare alle urne. Quello che vogliono invece Giorgia Meloni, l’unica con un battaglioncino di parà compatto, e Matteo Salvini. Ma la Lega, se non proprio il Libano, sembra un Vietnam. Con un partito-spezzatino diviso tra quello dei governatori di regione (Fedriga, il più ambizioso, Zaia e Fontana) e quello di Giorgetti, filovaticano, ma pigro e travolto dai tavoli rovesciati del Mise, con il giovane vicesegretario Crippa che gli fa da trombettiere.

Ma se non si taglia la testa al toro con un accordo, sempre più difficile, per Draghi, che è in ritirata da Palazzo Chigi per colpa di un esercito con tanti proiettili di marca Pnrr che non sa nemmeno usare, ogni gruppetto di sabotatori diventa decisivo. Perché, come nel conclave, il primo che raccoglie una cinquantina di voti-civetta può spiccare il volo. È successo così per un certo Oscar Luigi Scalfaro, sicuramente il Presidente della Repubblica meno amato, e anche per Bergoglio, venuto dalla fine del mondo. Repetita non iuvant.

Luigi Bisignani Il Tempo, 19 dicembre 2021

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