Società

Ramadan a scuola, si chiama sottomissione

L’istituto chiude i battenti per permettere ai bambini musulmani di restare a casa. Ma l’Occidente non ha capito: rischia la distruzione

scuola ramadan pioltello

Ci siamo: a Pioltello una scuola impone la chiusura per la fine del Ramadan e la chiamano inclusione. La decisione, all’unanimità tra personale e famiglie, appartiene alla schiera delle pensate stupide, senza senso critico, senza coscienza dei fatti, ma una stupidità non innocua, una stupidità perniciosa e tutt’altro che innocente. Includere significa chiudere per tutti?

Circola questa convinzione, malintesa, miserabile, per cui assecondare l’Islam teocratico conviene per venirci a patti. Ma l’Islam non è sistema che si fa intenerire, se registra la debolezza dell’altro si convince che i tempi sono maturi per pressarlo ancora di più. Nessuna minoranza, e l’Islam ormai non più tale, si è storicamente imposta rivendicando, pretendendo, senza il minimo spirito di riconoscenza e di cooperazione, ma l’Islam è convinto della sua missione che è molto semplice: conquistare il mondo, assoggettare con le buone, cioè la sottomissione, il salto a ritroso nel buio oscurantista e antistorico, o le cattive ossia il taglio delle teste. E un Islam moderato non c’è, è se mai tattico, ma i moderati, quando la fazione oltranzista trionfa, si adeguano e diventano spesso i più intransigenti, anche questo un ricorso storico.

All’Islam non basterà mai la miseria morale di una Europa, di un Occidente che ce la mette tutta per consegnarsi, credendo che questo basti. Non si accontenta delle Feste di Natale senza in Natale, del lockdown al presepe, dei mezzi pubblici e le piscine separati per generi, del modo inedito, pazzesco di parlare, di esprimersi, che nasconde una profonda ignobile rovina: gli ospiti islamici possono, debbono odiarci, essendo a loro dire in credito, noi che li ospitiamo non possiamo criticarli o opporci altrimenti è “crimine d’odio”. Come se l’odio in sé portasse al crimine, altra costruzione psicopatologica.

L’Europa assiste ai suoi professori e preti e vignettisti decapitati, massacrati e, grottescamente, se ne scusa e l’Islam cosa risponde? Che è ancora poco, che ci accorgeremo presto con chi abbiamo a che fare. A scorrere “La dolce conquista” di Giulio Meotti, c’è da restare agghiacciati: a Londra gli islamici dicono “stiamo meglio che a Kabul, qui comandiamo tutto”, la Germania si volta dall’altra parte, secondo consuetudine vigliacca di chi ha adottato il Nazismo ma rimuovendolo, a Parigi Macron vuol muovere guerra a Putin (che di suo ha il problema di una invasione islamista già al 30% e che promette di raggiungere la maggioranza assoluta della popolazione entro il 2050), ma non si preoccupa delle chiese francesi che, quando vengono bruciate dai terroristi islamisti, le ricostruiscono senza croci o non le ricostruiscono affatto, la trasformano in moschee.

Dalle dieci, le centomila moschee in Europa si predica, con vari toni, ma concordi, l’odio verso l’Occidente accogliente e l’inevitabile, imminente conquista. A partire da Roma, “da dove sparirà il Cristianesimo che è già morto”, ma l’Italia si illude di risolvere con le trovate umoristiche sui social, come le bande stragiste che arrivano al raccordo anulare, restano imbottigliate e tornano indietro. Solo che questa non è gente da mettersi in coda.

A Pioltello, cintura milanese ormai colonizzata, chiudono le scuole per ingraziarsi la “comunità islamica”. La quale non ringrazia, non abbozza, lo considera un atto dovuto e se mai un piccolo passo sulla strada di una conversione che comunque andrà imposta. E di questa umma nessuno da destra a sinistra dice niente, come fosse una favola o una serie di Netflix, roba mitologica, avventurosa. Invece è già realtà che preme, che ghermisce. Nessuno la denuncia ma qualcuno la asseconda, siano istituti scolastici o amministrazioni locali. Il Pd è la cinghia di trasmissione della Ue in Italia e dell’Islam in Italia, due processi che marciano paralleli e volentieri si intrecciano.

A sua volta, woke e Islam non sono dissimili, l’uno lavora per l’altro, il tratto comune è l’odio riflesso, auto-riferito dell’Occidente che si stordisce di idiozie tossiche, che vuole abbattere la Cappella Sistina quale “simbolo patriarcale”, l’Occidente coi suoi sgangherati Cecchettin, le sue assurde inclusioni all’insegna di una intolleranza capillare, strutturata.

Dopo le ultime aggressioni universitarie, dopo le aperture alla frange radicali palestinesi, dopo un corteo di troppo in via Padova a Milano dove si inneggia apertamente ad Hamas, al “nuovo Olocausto”, alla Jihad, constatando la totale mancanza di reazione del partito l’ebreo Daniele Nahum si è tolto dal Pd. Criticato dall’altro ebreo Emanuele Fiano che lo invita a praticare la lotta dall’interno. Sempre l’entrismo leninista!

Questa ambiguità tattica che serve solo alla viltà dell’adeguamento. Come a dire che il comunismo si alimenta delle sue stesse balle. Ma il razzismo antiebraico moderno da chi fu concepito e strutturato se non da Marx? Oggi il Partito Comunista si chiama Democratico ma la sua democrazia è ambigua come e peggio di allora. Cosa di cui alla fine anche un ebreo militante deve prendere atto, malvolentieri. Ma con chi credevano di avere a che fare i Nahum e i Fiano? Il Pd è stato il primo ad appoggiare la chiusura scolastica per Ramadan e a Milano ha realizzato certi manifesti in cui si celebra il Ramadan con tanto di mosche e mezzaluna. Un modo per raccattare consensi? Sì, certo, ma un modo spregiudicato e provocatorio in un momento in cui a Milano, come ovunque in Europa, sale la rabbia contro gli ebrei, costretti a nascondersi, a guardarsi le spalle. Come le donne in genere e chiunque si accorga che la situazione è compromessa e forse irreversibile. Da integrazione a integralismo è un attimo.

Max del Papa, 18 marzo 2024

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