Cronaca

Ramadan, ci avete rotto le balle

© maroke, seb_ra e pixelshot tramite Canva.com

Continua a far discutere la decisione assunta dall’istituto comprensivo di Pioltello di sospendere le attività didattiche in concomitanza con la fine del Ramadan. Una scelta senz’altro inusuale, che si lascia dietro tutta una serie di strascichi e spacca letteralmente in due l’opinione pubblica. Da una parte, chi, come il dirigente scolastico della scuola milanese, appoggia la decisione presa in quanto ritenuta indispensabile per via della foltissima concentrazione di studenti di fede islamica nell’istituto (si parla di oltre il 40%), che avrebbe comunque imposto un parziale stop all’attività didattica. Dall’altra, chi, come il segretario della Lega Matteo Salvini, giudica inaccettabile la scelta della scuola, perché in palese contrasto con i valori, l’identità e le tradizioni del nostro Paese.
Orbene, lungi dalla necessità di dover a tutti i costi sposare questa piuttosto che quell’altra tesi, ciò che non si può fare a meno di evidenziare è il doppiopesismo di una certa stampa e di una politica: campioni di laicismo quando in gioco ci sono i simboli e le tradizioni cristiane, incredibilmente teocratici se invece c’è di mezzo l’Islam.
Se, infatti, da un lato, non si perde occasione per richiamare al principio della laicità dello Stato ogni qualvolta la religione entri anche marginalmente a contatto le pubbliche amministrazioni, dall’altro, non si capisce perché ciò debba valere per il Cristianesimo e non per l’Islam (o comunque per le confessioni diverse da quella cattolica). Perché mai la strada per il raggiungimento dell’inclusione scolastica debba necessariamente passare dalla totale abdicazione ai valori della cristianità. Per quale strano motivo la tutela delle minoranze debba per forza condurci alla definitiva evacuazione del cristianesimo dalle nostre esistenze. E soprattutto, perché, come nel caso di Pioltello, tutti i buoni propositi atti a favorire l’inclusività riescano improvvisamente a venir meno semplicemente cambiando confessione religiosa. Anche perché, applicando alla lettera il solito schema basato sulla correttezza politica, in questo specifico caso dovrebbero essere gli studenti di fede cattolica a sentirsi discriminati, offesi o poco tutelati. A meno che il sistema delle tutele non funzioni a corrente alternata. Il sospetto che effettivamente sia così spesso viene, inutile sottolinearlo.
Ciò detto, se per particolari esigenze didattiche la scuola di Pioltello non può proprio trovare un’alternativa diversa dalla chiusura, allora che chiuda pure. Ce ne faremo una ragione. Ma, da adesso, i campioni del laicismo e dell’inclusione di cui sopra, evitino pure di tediarci con il loro solito moralismo da salotto per un presepe o un crocifisso nelle aule.
Basta lezioncine politically correct, please. Come direbbero in questi casi dalle parti di Cambridge: “ci avete rotto i coglioni”.

Salvatore Di Bartolo, 19 marzo 2024

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