Cultura, tv e spettacoli

Bufera a Che tempo che fa

Referendum, per la Littizzetto la democrazia vale solo per la cannabis

Esplode la polemica dopo il monologo da Fabio Fazio. La Lega presenta un’interrogazione in Vigilanza Rai

Mica non c’è niente di male. La satira è satira. E l’opinione personale tale è e sempre va rispettata. Però insomma, nel mezzo del totale silenzio dei media nazionali sui referendum sulla giustizia (si vota il 12 giugno e vi invitiamo a recarvi alle urne), la solita Luciana Littizzetto ha scritto un’altra delle sue letterine di cui forse stavolta avremmo fatto volentieri a meno. Almeno in prima serata sulla rete nazionale.

Lo svolgimento della missiva è al solito da prima elementare: le lamentele sul fatto che “il 12 giugno pensavo di andare al mare”; le reprimende sulle formule dei quesiti “in cui devi dire ‘no’ per dire ‘sì'”; e infine il colpo di genio: “Custodia cautelare e legge Severino ancora ancora, ma elezione Csm, separazione delle carriere, elezione consigli giudiziari ma che cacchio ne so? Per chi ci avete preso? Per 60 milioni di Giuliani Amati? Siamo forse dei Perry Mason?”

In pratica, per Littizzetto, se il tema è difficile, benché fondamentale per la vita democratica di un Paese, i cittadini potrebbero restarsene a casuccia (o sotto l’ombrellone) perché tanto non possono capirne una ceppa di magistratura democratica, lobby e sistema. Meglio lasciare la palla in mano agli onorevoli, quelli che da decenni ignorano il marciume, un po’ come suggerito – guarda un po’ – dal leader del Pd Enrico Letta, convinto sostenitore della teoria secondo cui “certe riforme si fanno in Parlamento”.

Il bello, o il brutto, non è tanto l’analisi del problema (i cittadini non sanno nulla di questi referendum), ma la soluzione suggerita (che votiamo a fare?). Perché, cara Lucianina, non chiedere invece a Mamma Rai di investire qualche ora di dibattito pubblico in più per parlare dei referendum? E perché non utilizzare qualche minuto di quella letterina per raccontare i casi di malagiustizia, di assoluzioni che arrivano a secoli di distanza dalle indagini, di errori che i pm non pagano mai, di carcerazioni preventive ingiuste, di carriere che si intrecciano, di politici innocenti epurati dalle istituzioni, di un Csm ormai da ribaltare? No, meglio sorvolare. Perché, scusa Lucianina: al referendum sul nucleare hanno votato solo gli astrofisici? E a quello sull’aborto solo gli esperti di bioetica o i medici?

Ovviamente il discorso non vale per la cannabis, l’aborto, il nucleare, l’eutanasia. Perché quelli sì che sono temi “che ci stanno a cuore”: i cittadini, considerati cretini sulla giustizia, hanno in questi casi tutte le competenze per esprimersi e guai se osano disertare le urne. “Non è che la sera a tavola a Sondrio o a Reggio Calabria si parla della separazione delle carriere dei magistrati”, dice Littizzetto. Invece di canne e suicidi assistiti sì.

Ps: ovviamente la missiva della Litizzetto si conclude col più classico dei “io comunque a votare ci andrò perché qualcuno ha dato la vita per concedermi questo diritto”. Un modo per lavarsi la coscienza, dopo aver distrutto pezzo per pezzo l’utilità dei referendum. Non è un caso che online e non solo sia già esplosa la polemica: c’è chi parla di monologo politico, chi chiede lumi alla Rai, chi accusa Littizzetto “aver di fatto rappresentato le posizioni contrarie ai referendum sulla giustizia senza il benché minimo contraddittorio”. La Lega ha presentato una interrogazione parlamentare in Vigilanza. Che tempo che fa? Bufera.

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