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Rinnovabili, biocarburanti e l’energia del sole: Eni verso la neutralità carbonica

Per vincere la sfida della neutralità carbonica entro il 2050 e invertire la rotta sul surriscaldamento climatico in linea con l’Accordo di Parigi, occorre fare ricorso a tutte le risorse energetiche pulite. Gli esperti ne sono ben consapevoli e l’attuale contesto, con il rischio di una improvvisa mancanza di gas russo, lo conferma ulteriormente. Ecco perché Eni, il gigante dell’energia italiano guidato da Claudio Descalzi e che ha nel ministero dell’Economia il suo principale socio (30,3%), ha da tempo scelto un approccio pragmatico che affianca al deciso sviluppo delle rinnovabili (con l’obiettivo di 6 GW installati nel 2025 e di 60 GW a fine percorso) un’ampia serie di tecnologie in grado di decarbonizzare processi e prodotti . Per fare questo è necessaria una massiccia attività di ricerca e innovazione tecnologica, ottenuta anche grazie a 7 miliardi di euro di investimenti negli ultimi sei anni e al lavoro di oltre mille ricercatori. E ora la nuova sfida è la fusione a confinamento magnetico. Una tecnologia rivoluzionaria, ispirata a quanto avviene nel Sole che, una volta perfezionata, consentirà all’umanità di produrre energia sicura, virtualmente illimitata e senza emissioni di gas serra. Disporre di energia pulita è un grande traguardo per il mondo e per Eni l’esito dei massicci investimenti in ricerca e implementazione delle proprie tecnologie è un approccio trasversale e sinergico alla transizione che include molteplici soluzioni: come la tecnologia legata al moto ondoso, lo sviluppo di importanti iniziative di economia circolare, come per esempio quelle legate a idrogeno e metanolo, la chimica rinnovabile e da riciclo, solo per fare alcuni. Vediamole più da vicino, a partire dalla nuova frontiera del nucleare pulito e sicuro. 

 

Un modellino che illustra come il Tokamak rende possibile la fusione a confinamento magnetico

 

La fusione a confinamento magnetico

Come insegna la fisica, fondendo due nuclei d’idrogeno si ottiene un’enorme quantità di energia in modo naturale e pulito: non ci sono gas serra, né sostanze fortemente inquinanti o altamente radioattive. E’ infatti  quanto avviene di continuo nel Sole e nelle altre stelle: come combustibile si utilizza una miscela di elementi molto facili da ottenere – il deuterio e trizio (due isotopi dell’idrogeno) – quindi è una fonte considerata inesauribile, ma la difficoltà è governare il processo sul nostro Pianeta per ricavarne energia, anche a causa delle elevatissime temperature coinvolte: si raggiungono centinaia di milioni di gradi.  Eni ha risolto il problema con un dispositivo chiamato Tokamak: qualcosa di simile a una ciambella ipertecnologica che crea campi magnetici così forti da far orbitare vorticosamente il plasma al suo interno senza che questo tocchi le pareti, che altrimenti fonderebbero. Il primo esperimento di successo è stato condotto in porto nel settembre del 2021 da Cfs (Commonwealth Fusion Systems), società nata da una costola del Massachusetts Institute of Technology e di cui Eni è il maggiore azionista. Eni collabora inoltre con lo stesso Mit, con Enea, il Cnr e altre eccellenze anche sul fronte della ricerca di componenti e materiali. Insomma l’Italia è all’avanguardia.

 

Un momento della coltivazione di croton, poi utilizzato per la produzione di biocarburanti

 

A caccia di anidride carbonica e l’economia circolare

L’impegno sull’atomo si inserisce in un’ampia strategia per la decarbonizzazione di Eni, che spazia dalle fonti rinnovabili (eolico, fotovoltaico) all’idrogeno, dal biometano ai biocarburanti di alta qualità ottenuti da grassi animali e olii da cucina esausti, dalla valorizzazione dei rifiuti alla nuova mobilità anche elettrica fino ai carburanti sostenibili (Saf) per l’aviazione.  Impossibile dare qui conto di tutto, ma un buon esempio dell’approccio di come il gruppo applica il proprio know how in tutti i business è il Centro Ricerche per le Energie Rinnovabili e l’Ambiente di Novara, a cui si devono soluzioni che spaziano dal solare di nuova generazione ai biocarburanti, dallo storage del surplus energetico elettrico e termico alla produzione di elettricità dal moto ondoso: si tratta del progetto Iswec. Accanto allo sforzo per produrre energia in modo pulito c’è poi l’impegno a catturare la CO2, stoccarla in modo permanente o riutilizzarla in altri cicli produttivi nell’ottica dell’economia circolare. 

 

 

 

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