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Rogo opera d’arte, condannato il clochard. Sgarbi: “Sentenza assurda”

Arriva la condanna a 4 anni per il senzatetto accusato dell’incendio della Vendere degli Stracci a Napoli

Tra le anomalie della giustizia appare clamorosa la sentenza di condanna per il disgraziato che ha dato fuoco a una replica della Venere degli stracci. È inaccettabile che la condanna a 4 anni di reclusione per Simone Isaia discenda dal falso assunto e dalla presunzione estetica della giudice Linda Comella che, contro l’evidenza, giudica una copia, con il carattere di una istallazione temporanea propria di una scenografia teatrale, “opera d’arte di livello assoluto”. Essa non è tale; e lo prova la presenza di uno degli originali al Museo Madre di Napoli. La replica di dimensioni più grandi è come una scenografia derivata da un’opera del Rinascimento che nulla ha a che fare con l’originale, non essendolo.

Altrettanto falsa è la valutazione da parte della magistrata di Michelangelo Pistoletto, uno degli artisti alla moda, nell’ambito di quell’arte povera che esalta la condizione sociale cui appartiene il condannato senza fissa dimora Simone Isaia, “uno dei più grandi artisti contemporanei, maestro dell’arte povera”, il cui valore è soltanto espressione del mercato capitalistico. Lo stesso Pistoletto ne è consapevole quando invoca clemenza per il condannato. Egli è ancor più consapevole che la sua opera è una replica e che verrà, di fatto, replicata.

È inaccettabile che un magistrato assuma lo status di storico di arte e di studioso di estetica esponendosi a un clamoroso errore che diventa errore giudiziario. Sono pronto in qualunque sede a sostenere che l’opera di Pistoletto non è “di livello assoluto” e che non è un originale. Non solo, ma non è fatta da lui, non l’ha toccata con un dito. È espressione di un’idea come quella che ha generato le tante repliche moderne dell’Orinatoio di Marchel Duchamp del 1917. Anche questo è un altro errore della Comella: l’invenzione della Venere degli stracci, del tutto estranea alla tardissima replica che è stata bruciata per un’involontaria festa dell’arte, è del 1967, una tecnica mista di 56 anni fa, di dimensioni più piccole della derivazione data alle fiamme: 130x40x45. Ve ne sono diverse versioni a Napoli, come detto, e al Castello di Rivoli.

Opinabile è che l’incendio del falso Pistoletto abbia danneggiato il turismo; infatti più di qualunque altra manifestazione ha fatto parlare di Napoli e di Pistoletto senza alcun reale “pregiudizio per l’immagine della città” e senza “perdite per il settore del turismo”. Altra opinione senza fondamento della Comella che sarebbe bocciata a un esame di arte contemporanea e anche di marketing turistico.

Vittorio Sgarbi, 12 dicembre 2023

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