Quasi finito il conteggio
George Simion resta in testa con oltre il 40% delle preferenze alle elezioni presidenziali rumene mentre lo scrutinio delle schede è quasi completato, a oltre il 92%. Lo rende noto la Commissione elettorale centrale della Romania. Il candidato della coalizione di governo Crin Antonescu è invece al secondo posto con circa il 21% dei voti, mentre al terzo posto c’è il sindaco di Bucarest Nicusor Dan con il 19,6%.
Simion avanza ancora
Con oltre l’80% dei voti scrutinati, risultati dicono che George Simion arriva 40,7% delle preferenze.
Con ogni probabilità arriverà dunque al ballottaggio da favorito.
Difficile capire chi sarà lo sfidante. L’indipendente Cris Antonescu (sostenuto dalla coalizione di governo al 21,3%) deve vedersela con il sindaco di Bucarest Nicosur Dan (al 18%).
Staccato a distanza l’altro sovranista, Victor Ponta, ora fuori dai giochi ma possibile fucina di voti per Simion al ballottaggio.
I primi exit poll
Dopo l’annullamento del voto di novembre 2024, il popolo sembra aver dato una lezione a quelli che hanno deciso di cancellare la vittoria di Calin Georgescu.
Tra poco si chiudono le urne e secondo i primi exit poll nella ripetizione delle elezioni presidenziali annullate lo scorso anno è in testa George Simion, ovvero il candidato di destra che aveva appoggiato
Simion, leader del partito Aur, avrebbe ottenuto tra il 30 e il 33% dei voti, davanti a due candidati filo-europei Crin Antonescu (23%), esponente della coalizione di governo e Nicusor Dan (21%) che è anche l’attuale sindaco di Bucarest. Victor Ponta è accreditato al 15% circa.
È chiaro che i voti di Calin Georgescu siano finiti praticamente in blocco verso Simion. “Votarmi è stato un atto di coraggio, non tradirò la fiducia degli elettori”, ha detto il candidato.
Come funziona il sistema elettorale
Queste elezioni arrivano a cinque mesi dall’annullamento della precedente tornata elettorale. A novembre, infatti, le presidenziali furono invalidate dalla Corte Costituzionale a causa di irregolarità e interferenze russe che avevano favorito il candidato Calin Georgescu. Quest’ultimo, oggi escluso dalla competizione e indagato per diverse accuse, continua a sostenere Simion. I due si sono presentati insieme al seggio elettorale, sottolineando il loro obiettivo comune di “ripristinare l’ordine costituzionale”.
Il sistema elettorale rumeno e i candidati principali
In Romania, per vincere al primo turno, un candidato deve ottenere più del 50% dei voti. Con i numeri attuali, è quasi certo il ricorso al ballottaggio. Simion, in vantaggio, potrebbe affrontare Crin Antonescu, espressione della coalizione di governo filo-europea, o Nicușor Dan, sindaco indipendente di Bucarest e liberale. Entrambi i rivali promuovono la vicinanza all’Unione Europea e l’appartenenza della Romania alla NATO, distinguendosi nettamente dalla visione sovranista di Simion.
Le tensioni sociali e l’affluenza in crescita
La giornata elettorale si è svolta in un clima di tensione, figlio della crisi politica nata dall’annullamento delle elezioni di novembre. Tuttavia, l’affluenza, secondo i dati diffusi alle ore 14 locali, si è attestata al 28,7% degli aventi diritto, superando il dato del primo turno della precedente consultazione. La diaspora rumena ha avuto un ruolo significativo: oltre 630mila votanti dall’estero hanno espresso la loro preferenza, con molti seggi situati in Italia.
Attacco hacker nella giornata elettorale
Domenica, durante le votazioni, gruppi di hacker filorussi hanno colpito siti governativi e del candidato filo-europeista Crin Antonescu. Il cyberattacco è stato rivendicato dal gruppo NoName057(16), che ha dichiarato su Telegram di aver lanciato attacchi DDoS. Le autorità sono intervenute rapidamente per ripristinare i portali colpiti, tra cui quelli dei ministeri degli Interni e della Giustizia.
Prospettiva sul ballottaggio del 18 maggio
Con gli exit poll che confermano il vantaggio di Simion e il testa a testa tra i suoi due principali sfidanti, la Romania si prepara a tornare alle urne il 18 maggio. Il risultato sarà determinante per stabilire il futuro politico del Paese, ancora diviso tra spinte populiste e posizioni filo-europee.