Cronaca

Minacce a Milano

Salvini può morire (e non frega nulla a nessuno)

Matteo Salvini minacce

Se una rondine non fa primavera, una scritta su un muro non trasforma Matteo Salvini direttamente in un morto che cammina. Anche se la firma in calce alla scritta apparsa oggi di piazzale Libia, a Milano, non è quella di un trapper di periferia né di un teppistello qualunque, ma di una “baby gang” meneghina abbastanza nota anche alle forze dell’ordine: la Z4.

La minaccia è breve e diretta: “Salvini deve morire”. Non è scritto né come né quando né perché, ma a questo sta pensando la Digos milanese che indaga sul fatto, setaccia le telecamere e cerca di capire chi sia stato a sporcare il muro con la bomboletta spray. Le indagini si concentreranno sui componenti della gang che opera tra Calvairate e Corvetto, dedita ad agguati, rapine armate di coltello, violenze varie. La banda, scrive il Giornale, è composta da minorenni che vanno dagli 11 ai 17 anni.

Ora: il ministro delle Infrastrutture rischia seriamente di morire? Difficile dirlo. Il leader del Carroccio dice di non aver paura, di andare avanti “col sorriso” e conferma la sua partecipazione alla manifestazione del 4 novembre a Milano “in difesa dei valori dell’Occidente” e per “censurare qualsuasi forma di violenza e antisemitismo”. La Digos farà il suo lavoro. E le forze dell’ordine proteggeranno a dovere il vicepremier. In fondo il problema delle baby gang esiste da tempo anche se in questi giorni, dopo lo scoppio della guerra a Gaza, si sta muovendo un sottobosco tutt’altro che rassicurante.

Quello che però sorprende è che di fronte ad una minaccia così esplicita da parte di una gang capace di mettere a segno, secondo le indagini riportate dal Giorno, 14 colpi nella periferia sud est di Milano, nessuno si sia tutto sommato scomposto. A parte i colleghi di governo e di maggioranza, s’intende. Repubblica, all’alba delle 19.45, non ha ancora trovato neppure un posticino in home page per le minacce di morte al numero due del governo. Il Corriere della Sera non s’è sprecato e il pezzo l’ha messo bello in fondo. Lo stesso dicasi per La Stampa. La solidarietà? Per ora è arrivata solo dal centrodestra. Gli altri fischiettano.

Franco Lodige, 2 novembre 2023

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