Appunti sudamericani

Santa Cruz, la Bolivia reprime le proteste

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Il governo della Bolivia reprime con la polizia e minaccia (strategia cubana per spaventare i manifestanti) di fare intervenire l’esercito contro Santa Cruz

Santa Cruz è il motore economico del paese. La strategia del MAS, il Movimento al Socialismo di Evo Morales, è la solita: generare scontri violenti e chiamare poi l’azione della polizia e minacciare di fare intervenire l’esercito.

In sintesi che sta succedendo.

Un censimento era stato fissato per il 16 novembre 2022, confermato a giugno dal governo. A luglio lo hanno spostato al 2024. Così, le elezioni generali del 2025 che si svolgeranno con le vecchie liste elettorali, che non riflettono la migrazione rurale-urbana e che favoriscono i brogli nelle campagne

Per questo, 12 giorni fa, è iniziato uno sciopero a Santa Cruz, per chiedere che si faccia il censimento della popolazione, che deve essere effettuato ogni 10 anni, come raccomandato dalle Nazioni Unite. Evo Morales, l’idea è sua anche se il presidente è il suo ex ministro dell’Economia Arce, invece l’ha posticipato al 2024.

Che effetto ha questo?

1) In primo luogo, la ridistribuzione delle risorse.

In Bolivia si assiste a una forte migrazione dalla campagna alla città, in particolare a Santa Cruz.

Se si aggiunge la crescita naturale della popolazione, sono nella merda per quanto riguarda l’assistenza sanitaria e l’istruzione pubblica.

Mancano medici, insegnanti, scuole, ospedali.

I servizi di base non sono crollati perché seguono un modello cooperativo ma senza il censimento, Santa Cruz e altre quattro città continuano a riempirsi di persone ma senza ricevere i soldi per soddisfare le loro richieste.

2) In secondo luogo, la rappresentanza politica.

Più popolazione censita vuole dire più parlamentari. Santa Cruz otterrebbe più rappresentanza in Parlamento con il nuovo censimento, ecco perché non l’hanno fatto adesso, anche se era tutto pronto. La data era già stata fissata per il 16 novembre ma è stata rinviata al 2024 perché le prossime elezioni generali si terranno nel 2025 e il governo non vuole applicare la nuova distribuzione dei seggi, perché a Santa Cruz ha una maggioranza di opposizione.

Oggi, la novità è la violenza promossa dal governo per sedare la protesta attraverso la repressione della polizia e le marce dei gruppi filogovernativi, come i contadini portati a colonizzare le province di Santa Cruz e inviati nella capitale.

Un’altra cosa è che lo sciopero a Santa Cruz è dannoso per le altre città, perché Santa Cruz è il motore economico che alimenta il paese.

Cochabamba già sente la mancanza di cibo per gli allevamenti di maiali e polli.

Ieri i comitati civici degli altri 8 dipartimenti hanno chiesto al governo di fermare la repressione a Santa Cruz, altrimenti potrebbero unirsi alle proteste.

La lotta per il censimento è un beneficio per tutta la Bolivia, ma solo Santa Cruz sta combattendo sino ad ora.

È già successo in passato, con le richieste di royalties sugli idrocarburi, di elezione dei governatori (nominati dal presidente), di fondi per le municipalità e l’autogestione. Santa Cruz ha lottato storicamente fin dagli anni ’60 contro i governi centralisti dell’epoca. E alla fine tutti ne hanno beneficiato.

Paolo Manzo, 3 novembre 2022

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