Esteri

Scuola, negli Usa uno scandalo travolge i sindacati

scuola dad usa

di Beatrice Nencha

A “correggere e riscrivere” con la matita rossa le Linee guida sulla riapertura delle scuole americane, da parte dell’autorevole Centers for Disease Control and Prevention (Cdc), una sorta di Aifa a stelle e strisce, non sono stati esperti e scenziati ma direttamente chi dell’istituzione scolastica si sente il vero padrone: l’American Federation of Teachers (Aft). Il potentissimo sindacato degli insegnanti, che rappresenta 1,7 milioni tra educatori, professionisti sanitari e dipendenti pubblici. La maggior parte dei quali sono anche elettori del partito Democratico, a cui l’Unione ha fatto arrivare anche un importante finanziamento alla vigilia della campagna elettorale presidenziale contro Donald Trump.

La lobby degli insegnanti “democratici”

A far esplodere lo scandalo, dopo che per mesi gli alunni di molti Stati americani (in particolare New York e California) sono stati tagliati fuori dall’istruzione in presenza, è stata la scoperta di una fitta corrispondenza sia telefonica che telematica tra l’Aft e dirigenti del Cdc, inclusa la sua direttrice Rochelle Walensky, in contatto con alti funzionari della Casa Bianca.

Le email sono state ottenute con il ricorso al Freedom of Information Act da parte del gruppo conservatore Americans for Public Trust e fornite al New York Post. A leggerle, si direbbe che sia stata proprio la potente lobby degli insegnanti a dettare non solo le aperture e chiusure delle classi in presenza, con l’indicazione delle condizioni a cui sottostare, ma addirittura a imporre il linguaggio da adottare per la stesura delle linee guida aggiornate emesse a febbraio. E sempre dalle e-mail si evince che l’ultima parola è spettata non tanto alla scienza, bensì alla “moral suasion” del sindacato. Che è riuscito a prorogare il più a lungo possibile l’insegnamento in Dad, nonostante le promesse fatte dal presidente Joe Biden di “riaprire in sicurezza” le aule il 12 febbraio.  Ecco il testo di alcune mail pubblicate dal New York Post:

“Grazie ancora per la ricca discussione di venerdì sull’imminente guida del CDC e per la tua disponibilità ai suggerimenti del nostro presidente, Randi Weingarten, e dell’Aft”, scrive Kelly Trautner, direttore senior dell’Aft per i problemi di salute, in una mail del 1 febbraio, in cui descrive l’Unione sindacale “partner di pensiero” del Cdc. Mentre in un’altra mail, sempre Trautner ammette: “Siamo stati in grado di rivedere una copia della bozza del documento di orientamento durante il fine settimana e stamattina siamo stati in grado di fornire un feedback iniziale a diversi membri del personale sui possibili modi per rafforzare il documento. Crediamo che le nostre esperienze sul campo possano informare e arricchire il pensiero su ciò che è praticabile e prudente nei futuri documenti di orientamento”.

Così, mentre il CDC si apprestava finalmente a dichiarare che le scuole potevano tornare a fornire istruzione di persona, indipendentemente dalla diffusione del virus nelle comunità – accodandosi alla scelta dei blue states come Florida e South Dakota, di mantenere le scuole sempre aperte – si deve alla soggezione al sindacato l’inserimento, a pagina 22, di una ennesima clausola ostativa: “In caso di risultati di trasmissione elevata nelle comunità derivanti da una nuova variante di SARS-CoV- 2, potrebbe essere necessario un nuovo aggiornamento di queste linee guida”.

Scelte politiche, non scientifiche

Nonostante le crescenti evidenze scientifiche e statistiche, tra cui vari studi apparsi su Nature e sul BMJ, abbiano dimostrato che le scuole non sono una fonte primaria di infezioni da coronavirus – confermati dai dati dello stesso Cdc, secondo cui negli Stati Uniti solo il 3% delle ospedalizazioni e lo 0,1% dei decessi ha riguardato i minori nella fascia 0-17 anni  – altri “suggerimenti” cari ai teachers sono stati prontamente recepiti dal Cdc. Tra cui la richiesta di speciali concessioni di lavoro a distanza per gli insegnanti “che hanno documentato condizioni ad alto rischio o che sono a maggior rischio di COVID-19″ e che accordi simili dovrebbero estendersi anche “al personale che ha un membro della famiglia” con rischi simili. Tanto da far commentare a Jon Levine, autore dello scoop sul NYP, che “Il lobbismo ha dato i suoi frutti”. Persino la CNN, con il conduttore Jack Tapper, ha incalzato Walensky in un’intervista molto seguita, trasmessa il 14 febbraio, chiedendole ripetutamente “di indicare qualche motivo scientifico per gli studenti negli Stati Uniti per non tornare alle lezioni di persona domani?”. Alla mancanza di argomentazini scientifiche per tenere le scuole chiuse, si è aggiunta la rabbia di moltissime famiglie americane, alle prese con crescenti forme di disagio psicologico e con forme di aggressività o di apatia tra i bambini e i ragazzi.

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