Politica

Se la democrazia teme il popolo

© Sergey Novikov tramite Canva.com

Che la democrazia non garantisca la bontà delle decisioni è pacifico. Il voto popolare non trasforma un errore in verità. Nessuno affiderebbe la scelta di una terapia oncologica al televoto: ci si rivolge a chi ne sa di più.
Invece, in politica (che si occupa non solo di medicina, ma anche di tutto il resto che conta nella nostra vita), curiosamente, ci ostiniamo a presupporre che la maggioranza abbia sempre ragione, salvo poi indignarci quando la maggioranza vota “male”.

Se adottiamo il sistema democratico e continuiamo a dirci suoi fedeli servitori, dovremmo accettarne anche le conseguenze sgradite. Allora, non possiamo, da un lato, cantare le lodi del suffragio universale e, dall’altro, per esempio, considerare aberrante un partito tedesco che raccoglie un quinto dell’elettorato. Se il 20% dei cittadini tedeschi ha votato l’AfD, chi è davvero fuori dall’ordine democratico: il partito o chi pretende di escluderlo?

L’obiezione “anche il nazismo salì al potere col voto” è retorica più che ragione. Il dato è vero, ma anche irrilevante perché gran parte degli altri totalitarismi della storia sono invece arrivati al potere senza alcuna investitura elettorale, ma con la forza. In secondo luogo, non esiste sistema politico che possa garantire l’immunità dall’errore. Non lo fa la democrazia e non lo fa certo la censura preventiva.
Churchill aveva capito tutto quando definì la democrazia il peggior sistema di governo, eccezion fatta per tutti gli altri. Per quanto imperfetta, è la più nota alternativa all’autoritarismo sistemico.
Personalmente sono convinto che il sistema epistocratico teorizzato da Brennan — in cui vota solo chi dimostra una minima competenza o ha un minimo titolo di studio — produrrebbe sicuramente scelte più razionali, più efficienti, forse anche più giuste. Ma finché ci professiamo democratici, non possiamo pretendere che il suffragio universale sia valido solo se conferma i nostri desideri.
Se vogliamo un’epistocrazia, diciamolo apertamente. Altrimenti, accettiamo la democrazia anche quando ci fa paura.

Giorgio Carta, 4 maggio 2025

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