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Se la Lega diventasse un gran partito conservatore?

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L’evoluzione della Lega è ormai terminata: da movimento del Nord a partito della nazione, da movimento libertario a movimento identitario, da movimento anti-europeista (almeno negli anni di Matteo Salvini) a partito a modo suo europeista. Non è un mistero che Salvini voglia mettersi alla testa degli euro-scettici dell’intera Unione. Dopo le elezioni europee, la Lega di Salvini dovrà comunque crescere, e passare dall’adolescenza ribelle, dove tutto è propaganda, alla maturità. Una ipotesi (e un auspicio) potrebbe essere il seguente: la trasformazione della Lega in quel partito conservatore che l’Italia non ha mai avuto. Ma un partito conservatore ha radici nel nostro Paese? Forse sì.

Prendiamo ad esempio il Manifesto dei conservatori (1972) di Giuseppe Prezzolini. «Il Vero Conservatore è persuaso di essere se non l’uomo di domani, certamente l’uomo del dopodomani». Il Vero Conservatore «non è contrario alle novità perché nuove» ma «non scambia l’ignoranza degli innovatori per novità». Guarda indietro, per andare avanti. Cerca ispirazione nei «fondamenti della vita sociale» (proprietà privata, famiglia, patria e religione) al fine di trovare soluzioni adatte ai problemi del presente. La storia è cambiamento continuo ma una società libera sa trovare, da sola, le istituzioni sociali e i valori morali intorno alle quali raccogliersi e costruire il futuro.

Il Vero Conservatore è realista. Si schiera per il permanente contro il transeunte, per il provato contro il teorizzato, per i provvedimenti graduali contro le utopie rivoluzionarie. Ride di chi proclama l’uguaglianza degli uomini, alla quale preferisce la giustizia. Vuole la separazione dei meritevoli dagli incapaci. Crede nella competizione. Per il Vero Conservatore, lo Stato deve essere forte ma anche minimo: «dovrebbe limitarsi a provvedere, in modo tecnico perfetto, la sicurezza dell’indipendenza nazionale, le comunicazioni rapide e a buon mercato, l’igiene necessaria alla salute della popolazione, la scuola che sa scegliere i migliori, una vecchiaia non questuante, la cura delle malattie gratuite; e soprattutto dovrebbe offrire un corpo di giudici imparziali, un codice di leggi chiare, una esecuzione della giustizia rapida e poco costosa per tutti ed una stabilità che permetta ai cittadini di provvedere al futuro con una certa sicurezza».

Perché non partire da qui?

Alessandro Gnocchi, 10 dicembre 2018